Dopo Gervasoni, Meridiani, Cenacchi International e Davide Groppi, Italian Design Brands (IDB) allarga ancora il suo bouquet di made in Italy d’eccellenza con una nuova operazione. New entry del polo del design italiano costituito da poco più di tre anni da Private Equity Partners S.p.A. – fondata e controllata da Fabio Sattin e Giovanni Campolo – Paolo Colonna ed i fratelli Giovanni e Michele Gervasoni, è Saba Italia, storico brand italiano di arredamento di fascia alta fondato a Padova nel 1987 con cui ha finalizzato l’accordo per l’acquisizione delle totalità delle azioni. L’operazione, di cui non sono stati resi noti i termini economici, consentirà alla holding di portare la propria dimensione ad un fatturato aggregato 2018 di oltre 100 milioni di euro. Obiettivo per il gruppo è il raggiungimento dei 200 milioni e l’approdo in Borsa, previsto non prima del 2021.
Contattato da Pambianco Design, Giorgio Gobbi, AD di Idb tiene a sottolineare che si tratta di “un’operazione alla quale ho tenuto moltissimo. Saba è prima di tutto un’azienda unica nel suo panorama, un’azienda tutta femminile che è riuscita a portare un approccio al prodotto del tutto diverso rispetto ai player del mondo dell’imbottito. Ed è una realtà che è stata in grado di portare a casa una crescita importante pur facendo parte di un territorio, quello veneto, lontano dai tradizionali distretti brianzoli dell’imbottito”.
Con un fatturato 2017 di 13 milioni di euro, una solida redditività e una quota export del 59% (trainato soprattutto dal Nord America, Francia e Germania), Saba è guidata da una imprenditrice, Amelia Pegorin, che ha condotto l’azienda al successo attraverso una spiccata sensibilità creativa. Tra i suoi pezzi iconici, è da citare la recente collaborazione con lo stilista Antonio Marras che ha reinterpretato l’iconica collezione di divani e poltroncine New York, attingendo dagli inediti accostamenti tessili della pre-collezione autunno-inverno 2018/19.
“Per me è stata prima di tutto una scelta umana”, ha raccontato a Pambianco Design la fondatrice, Amelia Pegorin, “quando ho conosciuto la realtà di Idb e ho avuto i primi contatti diretti con i rappresentanti della società si è instaurata subito una empatica reciprocità. Si è creato subito un clima di tranquillità e una condivisione dell’approccio umanistico che è sempre stato il nostro modo di fare impresa. L’ho trovato fondamentale perché la nostra scelta è legata alla storia di Saba. Quest’anno l’azienda compie 30 anni”, aggiunge l’imprenditrice, “è un traguardo storico importante, soprattutto per una realtà nata e cresciuta al di fuori dai tradizionali territori legati al mondo del design. Dopo i primi anni, propedeutici per poter imparare il mestiere, ho cercato di applicare la mia indole filosofica al concept di prodotto”. Ne è nata una collezione composta da pochi prodotti ma con una storia precisa che hanno come caratteristica fondante quella di poter essere modificati con intuizione e semplicità del gesto e che possono essere ricomposti. “Durante i primi dieci anni ci siamo concentrati su pochi pezzi ma di spessore ideale”, continua Pegorin, “poi abbiamo studiato divani dall’estetica contemporanea che potessero prendersi cura dell’appoggio di testa e spalle. L’ultima parte del percorso si è concentrata sull’idea di eleganza fatta di contemporaneità in ottica democratica di prezzo. Alla fine di questo cammino mi sono chiesta quale poteva essere la strada migliore per attrezzare l’azienda per il futuro ed ecco che ho trovato in Idb comunanza di visioni”.
L’acquisizione, come da tradizione nel caso delle operazioni di Idb, non cambierà gli assetti aziendali: la gestione resterà nelle mani dell’imprenditrice Amelia Pegorin. Sono invece in programma importanti investimenti volti a potenziare la capacità produttiva e lo sviluppo del contract, ambito per il quale potrà avvalersi delle sinergie del gruppo. “Attualmente occupiamo una superficie aziendale di 6mila metri che consente di gestire un piano industriale tarato attorno ai 13 milioni di euro. Quest’anno chiuderemo a 16 milioni di euro. In questo momento la crescita a due cifre non è un evento occasionale ma sta diventando, per fortuna, una costante e, di conseguenza, dobbiamo attrezzarci per gestire al meglio anche la parte dedicata al servizio. Stiamo valutando la possibilità di rilevare una unità produttiva vicina alla nostra sede. Per quanto riguarda il contract, è una strada obbligata perché sta vivendo uno sviluppo straordinario e anche noi siamo stati contattati da diversi progettisti, per esempio nel caso della sede Facebook di Dublino o delle catene Hilton o ancora della sede Amazon a Milano. Vorrei comunque mantenere un volto umano anche in questo ambito”.
L’ingresso di Saba va così a rafforzare la proposta di Idb nel settore del living. La holding ha nel portafoglio anche i marchi Gervasoni e Meridiani. “Il nostro progetto di crescita”, spiega il numero uno di Idb, “prevede in una prima fase il passaggio all’Ipo ma questo non avverrà prima del 2021. Contestualmente contiamo di raggiungere un fatturato attorno ai 200 milioni di euro, frutto di una crescita organica e di ulteriori acquisizioni. Per le quali, però, non stiamo ragionando in base a una categoria merceologica precisa. Ci interessa l’azienda di successo che, con l’acquisizione, andiamo a supportare in alcune aree, come la ricerca manager, il supporto digital, il contract e l’ambito finanziario, lasciandole invece indipendenti sugli altri fronti. Per il futuro? Mi piacerebbe inserire anche un marchio di cucina ma il vero problema, in questi casi, è che fatica a trovare un brand spiccatamente internazionale”.