Un’azienda da 200 milioni di euro dove uno dei fondatori è ancora attivo e che non intende aprirsi a nuovi investitori. Benché si sia già managerializzata.
La pubblicità li ha fatti diventare il brand di cucine “più amato dagli italiani”: grazie a Raffaella Carrà prima, e a Lorella Cuccarini poi. Ma strada facendo la pubblicità tradizionale non è bastata e “abbiamo cambiato rotta”, ha raccontato il direttore generale di Scavolini, Vittorio Renzi, sul palco di Palazzo Mezzanotte.
Oggi, la pubblicità quanta parte occupa del sistema Scavolini?
Continua a essere rilevante, ma non può esserci soltanto quello. La parte di comunicazione legata ai testimonial per noi è finita: abbiamo deciso di percorrere una strada diversa e di tornare ad avere un ruolo di primo piano, senza intermediari. La pubblicità tradizionale resta comunque importante, ma soprattutto all’estero, dove, in termini di immagine, abbiamo più lavoro da fare dal momento che la nostra notorietà è più alta in Italia. Gli investimenti in comunicazione oltre confine hanno una percentuale a doppia cifra sul nostro budget complessivo.
Quanto pesa la filiera pesarese?
Pesa tanto, così come il distretto veneto e quelli del resto d’Italia. Oggi, infatti, a contare è il rapporto con tutti i distretti. Tanto più per un’azienda che, come noi, ha come core business la cucina componibile, che è una ‘brutta bestia’: è fatta sul consumatore finale ed è quindi impossibile fare magazzino. La cucina viene predisposta volta per volta, sia che vada in Italia, sia che vada negli Stati Uniti o in Russia. Di qui l’importanza della filiera.
La crescita delle dimensioni quanto ha influito sul fatto che Scavolini è nata e cresciuta con i suoi fondatori?
Premetto che siamo ancora un’azienda medio-piccola, con i nostri 200 milioni di euro di fatturato. Ciononostante siamo un gruppo con più marchi e abbiamo già attivato da tempo il processo di managerializzazione e i processi di delega. Tanto più alla luce del fatto che siamo presenti in tutto il mondo e ci siamo aperti al total living.
Come vede il futuro? Sempre familiare, o se qualcuno bussasse alla vostra porta aprireste?
L’azienda è solida e ben patrimonializzata, e questo ci ha permesso di passare indenni attraverso la crisi di questi anni. Certo, qualcuno che ha bussato c’è stato. E la vostra risposta qual è stata? Che non ci interessa, e che è possibile continuare da soli. (t.p.)