Non il 4 maggio, ma il 20 aprile è la data indicata per la riapertura da parte dei big dell’arredo al fine di evitare una “tragedia industriale ed economica”. Questa la richiesta dopo la notizia del possibile riavvio di alcuni settori come moda, auto ed edilizia. Il responso si avrà lunedì dopo la riunione del consiglio dei ministri. Chiedono di anticipare la riapertura delle attività produttive i big player del comparto arredo design, dopo il recente appello al Governo caduto nel vuoto. Bisazza, B&B Italia, Boffi, Cappellini, Cassina, Flexform, Giorgetti, Molteni Group, Poltrona Frau e Minotti, che si aggiunge al gruppo di testa, si rivolgono al responsabile della task force per la Ripresa, Vittorio Colao, e al ministro per lo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.
“L’andamento dei contagi – scrivono i sottoscrittori della missiva – sta finalmente dando segnali positivi e incoraggianti. È venuto il momento di iniziare a pensare a una nuova fase che consenta agli italiani di ritornare alla loro vita, sociale e produttiva, sempre nel massimo rispetto di tutte le contromisure necessarie per proteggersi dal virus. Le imprese del settore Arredo e Design, insieme a Federlegno, richiamano l’importanza di tornare presto a produrre e chiedono di poterlo fare non oltre – ribadiscono – il 20 aprile”. Una scelta “importante e decisiva che inciderà profondamente sul futuro industriale, economico e sociale del nostro Paese”. Nella lettera/appello gli imprenditori evidenziano che “le fabbriche sono luoghi sicuri”, grazie a “layout produttivi che rispettano il distanziamento sociale”, la temperatura viene rilevata “attraverso moderni termo scanner”, i pasti vengono “distribuiti e consumati individualmente evitando la frequentazione delle mense”, sono utilizzate “mascherine delle classi idonee e camici e guanti dove previsto”, oltre alla “regolare sanificazione degli ambienti attraverso i più moderni sistemi”.
Le aziende del settore assicurano dialogo costante con le autorità e si dicono “attente e disponibili a valutare l’introduzione di norme e presidi che vadano anche oltre quanto previsto per legge”. Per altro, tengono a evidenziare gli imprenditori, “i nostri stabilimenti sono ubicati in zone suburbane che consentono alle maestranze di poter raggiungere il luogo di lavoro in maniera autonoma, spesso addirittura a piedi oppure in bicicletta, senza quindi dover utilizzare i mezzi di trasporto pubblico”.