Il player di co-living punta a diventare leader mondiale del settore, mentre guarda a Marriott come target di riferimento. Nel frattempo parte il terzo round di finanziamento. E la Borsa? Non prima di due anni.
La crescita di Habyt passa per nuove acquisizioni. Entro l’anno una prima operazione verrà messa a segno a Londra e la seconda nella regione del Sud Est asiatico. L’obiettivo? Diventare globali, “come Marriott, come Hilton”. Nel rispettivo campo di interesse. Che per Habyt è quello del co-living. Sì, perché stiamo parlando di una società che in questo ambito è la più grande in Europa. Recentemente ha acquisito Roomie e poi la tedesca Hmlet: “questo ci ha permesso di diventare uno dei principali operatori anche in Italia e nella regione Apac e dunque nel sud est asiatico” spiega Guido Bianco, Chief Operating Officer della società. “Nel resto dell’anno vorremmo focalizzarci sulla crescita delle due piattaforme. Nella regione asiatica abbiamo acquisito un team molto esperto, con talenti importanti all’interno e prospettive di crescita molto forti. Lo stesso vale per Roomie, che entra a fare parte del nostro team europeo”.
UN TENANTS INVECE DI 100
Ammette, Bianco, che il Covid ha rappresentato un’occasione di forte crescita: “abbiamo sempre più domanda che offerta e il tasso di occupazione è sempre molto alto, oltre il 95%. Noi offriamo servizi e crediamo di essere, nel nostro posizionamento di mercato,
unici. Mettiamo a disposizione da un lato la stanza, il locale arredato di design, qualcosa che forse anche un operatore tradizionale sarebbe in grado di fare. Ma, in più, costruiamo una community”. La società, fondata nel 2017 da Luca Bovone, ex dipendente di Dropbox Europe, è ora presente in 11 paesi e 24 città. Oggi gestisce oltre 8.000 unità in tutto il mondo, supportando 15.000 clienti ogni anno. Il suo ruolo, rispetto a un operatore immobiliare, è “semplificargli la vita. Invece di avere 100 tenants ne ha uno solo. E siamo noi. Che paghiamo l’affitto dell’intera unità abitativa. in questo senso -assicura Bianco – siamo anche molto competitivi. Abbiamo, sia come tasso di occupazione, sia come prezzo medio, una forte capacità competitiva rispetto all’approccio tradizionale”. E a proposito di tasso di occupazione, poco ha risentito Habyt del periodo di pandemia: “è rimasto alto, anche se sceso un po’ rispetto al 90-95%. Semplicemente perché chi era nostro cliente lo è rimasto; solamente una piccola percentuale di clienti nazionali ci ha lasciato e in quel caso è stato difficile trovarne di nuovi. Ma in ogni caso, anche nella prima ondata di Covid, siamo rimasti all’interno di un tasso di occupancy dell’80-85%”.
OPERATORI GLOBALI
Habyt, che vuole essere operatore globale, opera in questo momento sia in Europa (Germania, Italia, Olanda, Spagna, Portogallo, Francia), sia nel Sud Est asiatico (Giappone, Hong Kong, Singapore). “In Italia, nello specifico, stiamo sviluppando progetti a Milano, fuori dalla cerchia interna, che funziona meglio con soggiorni di breve durata. Per noi, invece, è più interessante l’area esterna alla prima cerchia, più adatta a lunghi periodi, con solamente 5-10 minuti di commuting in più”. Del resto, fa notare, “Milano è piccola e lo spostamento non rappresenta un problema per chi ci vive”.
Il business model prevede due tipologie di clienti: inquilini e proprietari immobiliari. “Gli inquilini hanno accesso a un prodotto immobiliare nella maniera più semplice possibile. Tutto avviene on line, dalla scelta dello spazio, della camera, al pagamento. Incluso il check in. Il cliente arriva e si trova stanza e immobile accessoriato, ammobiliato, con tutte le utenze attive. Non servono nemmeno lenzuola e asciugamani”. Rispetto al vendor, al proprietario immobiliare, “garantiamo un affitto fisso sugli immobili residenziali e di grandi taglie molto competitivo rispetto a quello che il mercato pagherebbe. Garantiamo un’entrata fissa. Il rischio di sfitto è su di noi”.
UFFICI E HOTEL ASSET CLASS MENO ‘SEXY’
Ma c’è anche un altro aspetto che modifica le carte in tavola: “in prospettiva, uffici e hotel andranno incontro a grandi cambiamenti indotti da covid e remote working. Quello a cui stiamo assistendo in mercati come quello di Londra, ad esempio, è che gli uffici vengono trasformati in residenze”. D’altra parte, il tasso di occupazione degli uffici a Londra è del 25%. “La crisi non si avverte perché le aziende continuano a mantenere in essere il contratto. Ma nel momento in cui le società smetteranno di pagare, ci sarà una rivoluzione di quella asset class”. E il residenziale, nonché il co-living, se ne avvantaggeranno. “Molti operatori di hotel a Hong Kong stanno venendo da noi – confida il Coo, perché il loro business model short term non funziona più. Sono contenti di ricevere un affitto più basso, ma stabile e garantito nel tempo”. Insomma, sia gli uffici sia gli hotel stanno diventando una asset class “meno sexy”.
NUOVO ROUND IN ATTESA DELL’IPO
E in attesa di vedere dunque una City potenzialmente diversa, fatta di uffici e di residenze, Habyt, che è “in una posizione ad altissimo potenziale”, vede “una grande opportunità di prendere la leadership di questa categoria di prodotto. Ed è il momento – chiosa Bianco – di accelerare la nostra crescita”. Due acquisizioni, dunque, entro l’anno sono certe: una a Londra e una, “nella seconda parte dell’anno fuori dall’Europa, nella regione Apac”. Nel frattempo Habyt ha chiuso il 2021 con un giro d’affari di 40 milioni di fatturato annualizzato (revenues di dicembre moltiplicate per 12): “nel 2022 – afferma Il Coo – ci piacerebbe arrivare a 100 milioni, due volte e mezzo quello che abbiamo fatto lo scorso anno”. E per i prossimi due anni la quotazione in Borsa ancora non è prevista. “Per ora si tratta di un’idea che abbiamo nel retrocranio” confida. “Ci stiamo focalizzando su un nuovo round che ha un obiettivo di raccolta tra i 40 e i 50 milioni e che si chiuderà entro la metà di quest’anno”.