In questi mesi gli ordinativi della collezione decorativa di Flos sono cresciuti del 50% rispetto all’anno precedente; un numero che ha positivamente sorpreso anche Roberta Silva, Ceo dell’azienda da quasi due anni. Per sostenere la crescita Design Holding, di cui Flos fa parte insieme a B&B Italia, Louis Poulsen e Arclinea, aveva già pianificato l’incremento della capacità produttiva. E Flos ha chiuso il 2020 con un fatturato di 205 milioni di euro, sopra la media del settore luce, con il decorativo a fare da traino e i mercati tedesco e scandinavo in testa alle richieste. L’azienda ha impostato nuove strategie, sia di gruppo sia di brand, senza trascurare lo studio di nuovi prodotti. Molti progetti sono in fase di lancio.
Come sta affrontando Flos lo sviluppo dei nuovi prodotti?
Non ci siamo mai fermati. Negli ultimi 18 mesi abbiamo puntato su idee innovative e sul rilancio di famiglie esistenti. Nel decorativo abbiamo finalmente in produzione WireLine di formafantasma dopo la presentazione nel 2019, la Bellhop Floor di Barber&Osgerby, famiglia molto connotante, con una bellissima luce; abbiamo aggiunto lampade wall in due diverse tipologie alla famiglia Coordinates di Michael Anastassiades, lanciata a giugno del 2020, un prodotto innovativo, particolare, che sta crescendo a ritmo vorticoso.
C’è una svolta anche nell’introduzione del colore?
Lavoriamo tantissimo sul colore: in Flos è stato poco utilizzato nel corso degli anni, ma in questo momento un po’ triste per tutti c’è una voglia pazzesca di colori anche forti. Abbiamo introdotto varianti di colore per la sospensione Aim dei Bouroullec (verde, grigio-azzurro e alluminio anodizzati) e per la sospensione Smithfield di Jasper Morrison, presentata in verde inglese e rosso intenso. Entrano in case o in uffici e danno una connotazione particolare.
Quali le innovazioni nel settore architetturale?
Il disegno della luce è un aspetto importantissimo per l’evoluzione di Flos, saper disegnare la luce è fondamentale. Ci sono prodotti come Light Shadow Pro, un programma di downlights rivoluzionario sviluppato per controllare l’abbagliamento in ambienti diversi, dal retail alle case, agli uffici. In questa direzione è innovativa anche la lampada da tavolo Oblique di Vincent van Duysen: produce un fascio di luce asimmetrica brevettato, molto potente e controllato, perfetto per l’illuminazione dell’area di lavoro o di studio.
Sembra molto vitale anche l’outdoor…
Stiamo costruendo un catalogo nuovo che ha un’anima decorativa e anche tecnica, con design preciso e alte performance di luce. Tra le novità, la famiglia Pointbreak disegnata da Piero Lissoni, composta da vari elementi bollard con ottica allargata, anche bassi, che creano fasci di luce magici, oltre a elementi wall e ceiling. Più in generale, c’è una grande attività per portare le tre collezioni ad una completezza e una trasversalità: i team interni e i designer stanno lavorando assieme, i curatori Paolo Brambilla e Fabio Calvi coordinano collezioni e tipologie di prodotto, affiancati dal lavoro del marketing.
Che trasformazioni sta apportando la digitalizzazione nelle strategie aziendali e di gruppo?
Stiamo investendo tantissimo in questo aspetto, a partire da una piattaforma per la forza vendita dei vari brand, che permette di creare sinergie avanzate sui progetti. Stiamo lavorando sull’e-commerce per l’Europa, anche in questo caso con una piattaforma comune ai vari brand. Flos è la prima che sta partendo, si materializzerà nel corso dell’anno. Dal punto di vista della comunicazione c’è un buon mix tra fisico e digitale, con una gestione sinergica e complementare. Non faremo più cataloghi stampati, ma dei magazine che aiuteranno a raccontare le storie alla base dei nostri prodotti, che hanno un grande fascino. In questo periodo di scarsa mobilità stiamo creando anche Local Connections, l’attivazione di showroom nei Paesi e nelle città principali in cui invitiamo i progettisti e i clienti a fare esperienza diretta dei prodotti e della loro qualità. Gli architetti possono prenotare anche un appuntamento online e organizzarlo via web o fisicamente nei Paesi in cui siamo presenti.
Quali sono le sinergie programmate all’interno di Design Holding?
Aprirà a giugno il primo D-Studio a Copenhagen, uno spazio fisico di fianco allo storico building di Louis Poulsen: qui saranno venduti tutti i brand di Design Holding, ci sarà anche l’ufficio e lo showroom di Flos Scandinavia. Sarà un hub per attirare architetti di tutta l’area e per costruire progetti assieme: un mix tra contract e mondo retail. Una sinergia a livello geografico per lo sviluppo di nuovi mercati, attivando piattaforme comuni: D-Studio aprirà in vari Paesi del mondo nei prossimi anni.
Qual è la sua visione rispetto ad Euroluce e, più in generale, al Salone del Mobile?
L’obiettivo di Assoluce, del cui comitato direttivo faccio parte, è di trasformare la biennale Euroluce nella fiera del lighting mondiale; fino ad oggi si è focalizzata sul decorativo, mentre c’è molto interesse verso una maggiore presenza di tutte le realtà, anche di quelle che si occupano di luce architetturale e tecnica. È una grandissima opportunità, che richiederebbe di trasformare il format attirando tipologie di visitatori diverse, diventando un punto di incontro e non di sola esposizione. Più in generale ritengo il ruolo del Salone fondamentale, ma devono esserci le condizioni perché la prossima edizione si svolga in piena sicurezza, con visitatori dall’estero, visto che per il settore luce, e per il mobile in generale, l’export costituisce la risorsa maggioritaria.
Come riesce a conciliare il ruolo professionale con l’impegno familiare, essendo mamma di tre figli?
Innanzitutto è necessaria una grande volontà di voler conciliare le due cose. Il marito o compagno deve condividere questo modo di essere e amare quello che fai, indipendentemente dal lavoro. È stato fondamentale che i miei figli avessero persone che li seguivano con amore; io ci sono sempre stata nei momenti importanti, ho gestito le problematiche. È necessario educarli fin da piccoli al fatto che la mamma lavora e tutti devono dare il proprio contributo. In questo modo rispettano quello che fa la mamma, e ne sono molto orgogliosi. Non è facile, non si può far tutto perfettamente, ma poi tutto torna. Le donne sono le prime che si devono convincere delle proprie capacità ed aspettative, e non devono temere di chiedere, sempre con il giusto modo: siamo donne, è un punto di forza, non è necessario adottare atteggiamenti maschili. Le donne sono dotate di empatia, sanno cambiare approccio, sanno essere determinate con dolcezza e sanno organizzarsi. Lo sappiamo fare da sempre.
di Antonella Galli