Fotografare lo stato dell’industria italiana del legno-arredo in tema di comportamenti sostenibili con l’obiettivo di promuovere il processo di transizione ecologica dell’intera filiera in futuro. Questo il punto di partenza del percorso intrapreso da FederlegnoArredo per affrontare la sfida della sostenibilità, che ha trovato una prima sintesi nella survey ‘Legno-arredo italiano nella transizione ecologica‘, realizzata in collaborazione con la Fondazione Symbola e presentata nel corso dell’assemblea annuale della Federazione. “Abbiamo voluto prima guardarci allo specchio, con un approccio molto pragmatico che ci aiuti a mettere a fuoco i nostri punti di forza e quelli su cui dobbiamo lavorare di più, ma nella piena consapevolezza che indietro non si torna”, ha esordito durante l’assemblea il presidente di FederlegnoArredo Claudio Feltrin.
I dati restituiscono l’immagine di una filiera molto avanzata, che si posiziona terza a livello internazionale e prima in Europa in economia circolare, in grado di produrre meno emissioni climalteranti degli altri grandi Paesi Ue: 26 kg ogni mille euro di produzione, a fronte dei 43 della Germania, dei 49 francesi, degli 79 britannici e degli oltre 200 spagnoli.
Se molti comportamenti virtuosi sono già stati posti in essere, manca però ancora una sistematizzazione che ne permetta lo sviluppo e la condivisione tra tutte le componenti, da monte a valle. L’intenzione della Federazione è, quindi, tracciare una road map comune che consideri tutti gli aspetti: dalla catena di approvvigionamento ai processi produttivi, dalla progettazione al fine vita dei prodotti. “Ci sono tutte le condizioni per essere protagonisti nella sfida aperta dalla UE e dai grandi Paesi del mondo per l’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2050 partendo da una tradizione consolidata”, commenta il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci ricordando, inoltre, come la quasi totalità della produzione italiana di pannelli truciolari sia fatta interamente con legno riciclato.
I punti chiave sui quali si è basata l’indagine sono l’attenzione al ciclo di vita dei prodotti con l’obiettivo di allungarne la durata e conseguentemente la sostenibilità; la valorizzazione delle materie prime sostenibili; l’approccio progettuale esteso al sistema produttivo e all’ecodesign; il recupero di materia ed energia, con riferimento sia all’attività produttiva vera e propria che ai prodotti stessi e l’estensione delle certificazioni intese come spinta verso la sostenibilità.
Secondo lo studio, il 67% delle aziende usa materiali o semilavorati realizzati con materiali riciclati, una su quattro in percentuale superiore al 25%. L’81% delle aziende utilizza legno prodotto in modo sostenibile, quota che sale all’89% se si considerano le aziende del legno. Il mondo del legno-arredo sperimenta nuovi materiali, con sempre più frequenti collaborazioni con gli istituti di ricerca, e lavora integrando i principi della sostenibilità ambientale con quelli estetico-funzionali tipici del design.
Per quanto riguarda la fase di progettazione, che contribuisce a stabilire fino all’80% degli impatti ambientali nel ciclo di vita del prodotto, si evidenzia che circa il 50% delle imprese considera fondamentale la riduzione degli imballaggi, la riciclabilità dei prodotti e l’efficienza energetica, mentre un terzo considera nella medesima fase criteri tipici dell’economia circolare quali riparabilità e riuso. Sul fronte dei processi produttivi, il 64% delle imprese ha implementato interventi di efficientamento, due terzi dei quali hanno portato a una riduzione degli scarti di produzione, e più della metà delle aziende interpellate afferma di riutilizzare gli scarti interni o esterni. Il 44% ha attivato, negli ultimi 3 anni, meccanismi di riduzione dei consumi idrici, incluso il riutilizzo delle acque di processo. In tema di certificazioni, il 60% delle aziende possiede la ISO9001, seguite dalle certificazioni FSC, PEFC e ISO1401.
Il 60% delle aziende si approvvigiona inoltre da fonti energetiche rinnovabili e il 40% arriva a coprire almeno la metà del proprio fabbisogno con energia rinnovabile. Il 56% delle imprese dichiara anche di scegliere i fornitori attraverso criteri di valutazione che tengono conto degli aspetti ambientali, e il 74% delle aziende si approvvigiona, almeno in parte, di materie prime locali, in un’ottica di filiera corta.
Uno dei punti strategici per l’implementazione di queste politiche aziendali è, infine, la formazione di figure professionali dedicate, e sul piano del capitale umano un’azienda su tre dichiara di avere un responsabile ambientale designato. Complessivamente, le aziende più grandi tendono a essere più efficienti.
Guardando avanti, la Federazione ha concretizzato i prossimi passi in un decalogo, per altrettanti obiettivi che la filiera intende perseguire, che verrà esplicitato a inizio 2022 e che per ora individua come aree di intervento un maggior rispetto delle risorse naturali; processi sempre più efficienti per consumare meno energia, acqua e materiali così da abbattere le emissioni nocive che alterano il clima; l’allungamento della vita dei prodotti garantendone anche la tracciabilità dell’intero ciclo di vita e la diffusione della cultura del legno, “un materiale insieme agli altri materiali naturali e a basso impatto, che dà vita a prodotti ed edifici più salubri e piacevoli”.