Oluce ha archiviato un anno d’oro, sfiorando i 10 milioni di euro nell’esercizio fiscale che si è concluso a maggio per un incremento compreso tra l’80 e il 90% rispetto al 2019/20. Antonio Verderi, presidente e Ceo dell’azienda milanese di illuminazione, è soddisfatto per il risultato raggiunto e per le misure intraprese a seguito dell’emergenza sanitaria, che hanno permesso a Oluce di consolidare il rapporto con la distribuzione. “La pandemia ha fatto saltare tutta la programmazione messa in moto per il 2020-21, sono mancati gli eventi e le relazioni dirette con la clientela ma non è venuto meno il contatto, perché siamo riusciti a ovviare al problema grazie alla tecnologia digitale. Ci siamo organizzati e i risultati, grazie anche alla maggiore attenzione verso la casa, sono molto importanti”.
Cosa è accaduto in questi 18 mesi?
Le persone sono state fortemente limitate in casa e la limitazione di spesa legata al fuori casa ha determinato un riscontro commerciale molto positivo per il nostro business. I consumatori hanno acquistato quegli oggetti spesso desiderati e spesso mai realizzati. Tutto il comparto casa è stato messo sotto forte pressione commerciale. Al tempo stesso, il comparto progetto è stato compromesso e sospeso, ma negli ultimi mesi la situazione sembra essere cambiata: cominciamo a veder riaffiorare la richiesta di quotazioni per gli ordini in vista del primo semestre 2022.
Il risultato annuale?
Nel 2019/20 era andata piuttosto bene per quanto riguarda gli ordini, ma i tre mesi di lockdown avevano determinato inevitabili ritardi di consegne, tali da farci chiudere l’anno fiscale con una flessione del 2% tutto sommato accettabile. Da lì in poi, sommando l’effetto ripartenza e l’arrivo di tanti nuovi ordini, si sono create le condizioni per il grande balzo del 2020/21.
Quali sono stati i mercati migliori nell’ultimo anno?
L’accelerazione è stata fortissima in Italia, Europa e Stati Uniti. I Paesi asiatici hanno retto ma senza contribuire al risultato in maniera decisiva come invece è avvenuto in occidente. Ora stiamo lavorando fortemente per rilanciare l’Asia, superando il limite dell’impossibilità di viaggiare, ma devo dire che i risultati già si stanno profilando.
Com’è andata invece la vendita online?
I nostri distributori si erano già organizzati prima della pandemia per gestire l’online, e i fatti accaduti hanno permesso loro di centrare un fortissimo sviluppo. Nella maggioranza dei casi, in presenza di un canale online gestito dai nostri rivenditori, la crescita anno su anno è stata poderosa. Oluce non ha mai voluto operare direttamente tramite e-commerce perché la scelta aziendale è stata quella di raccontare la nostra realtà attraverso la distribuzione e questa scelta è stata ripagata. Oggi siamo tra le collezioni privilegiate dai clienti.
Prospettive?
Stiamo certamente vivendo un bel momento. Credo che un po’ sia dovuto alle peculiarità della collezione, un po’ alla conoscenza del marchio acquisita da parte del rivenditore e da parte del cliente finale, frutto anche del riposizionamento attuato negli anni anche da un punto di vista comunicativo. C’è tanto interesse attorno a Oluce e questo interesse ha generato una maggiore attenzione del cliente sul rivenditore che tratta il nostro marchio.
Tra i vari prodotti, qual è stato il più premiato?
La versione piccola della Coupé, quella “da comodino”, è stata accolta in maniera superiore alle nostre attese. Il lancio effettuato soltanto attraverso il digitale poteva costituire un rischio ma l’abbiamo gestita in maniera vincente, puntando sui contenuti di un oggetto ben impresso nella memoria dei clienti e dei nostri rivenditori. In particolare, per la seconda parte dell’anno, si aprono grandi possibilità per la vendita legata alla regalistica.
Le difficoltà di approvvigionamento di materiali costituiscono un problema per Oluce?
Il rallentamento è un rischio concreto, limitato dal fatto che la nostra supply chain è molto locale e artigianale. Nella maggior parte di casi, ci affidiamo ad aziende situate nel raggio di 50 km dalla nostra sede aziendale, con collaborazioni consolidate da diverse generazioni. Al tempo stesso, per affrontare un periodo molto intenso a livello di ordinativi, Oluce si sta impegnando per affiancare i fornitori con l’obiettivo di garantire un flusso costante degli approvvigionamenti.
Perché non avete mai scelto la strategia degli showroom monomarca?
Non averlo fatto è stata una scelta corretta verso i nostri distributori e premiante per Oluce. Abbiamo sempre cercato di evitare le invasioni di campo, operando secondo una logica di servizio e non di sovrapposizione rispetto alla clientela. Poi non escludiamo, un indomani, di investire in showroom su determinate aree, che però dovranno rispondere alla logica finora seguita, per un ulteriore consolidamento dei rapporti con la rete distributiva.
Avete preso parte alla Design Week, ma senza partecipare al Super Salone. Perché?
Pur apprezzando l’iniziativa e il coraggio degli organizzatori, abbiamo preferito gestire gli incontri in via privata, all’interno dei nostri spazi aziendali, anche per ragioni di cautela. Ad aprile, quando è ragionevole pensare che tutto sarà superato, noi ci saremo.