Il prossimo 27 febbraio a Milano, all’Area 56 in Via Savona, Faram 1957 presenterà alla stampa e ai suoi clienti, italiani e internazionali, il nuovo sistema d’arredo. Un progetto che ha coinvolto tutte le aree aziendali. A tirare le fila di questo lavoro di squadra – che ha catalizzato le energie degli ultimi dieci mesi del marchio – il nuovo art director Egidio Panzera.
Su cosa vi siete concentrati dal suo recente arrivo in azienda?
Sono in Faram da marzo 2018. Questi mesi, frenesia ed entusiasmo, ci hanno accompagnato in diverse attività, la più importante delle quali è statolo sviluppo della nuova collezione d’arredo, che lanceremo il prossimo 27 febbraio. Nel 2019, ci focalizzeremo sulla progettazione di elementi d’arredo “trasversali” e sul restyling delle pareti. Questa direzione è coerente con la filosofia di Faram: generare spazi per il lavoro e per la vita.
Quali sono le esigenze progettuali alle quali avete risposto?
Negli spazi per l’ufficio, le aree di condivisione sono quelle nelle quali ci si concede una maggiore libertà progettuale; le postazioni, invece, sono ancora molto seriali e tendono a indebolire le identità espresse dai nuovi concept. L’obiettivo del nuovo prodotto è quello di non limitarsi ad occupare lo spazio ma di essere uno strumento per generare luoghi. Un sistema per governare la discontinuità e il dinamismo, assecondando al contempo il nomadismo della nostra quotidianità.
Come avete proceduto nei dieci mesi a disposizione?
Siamo partiti dall’analisi del mercato sviluppando un benchmarking competitivo e studiando i processi aziendali interni ed esterni, identificando anche delle best practice. Abbiamo così costruito un brief che abbiamo condiviso con Massimiliano Giacomelli, amministratore delegato del marchio. Successivamente ci siamo focalizzati sulle dinamiche della vita contemporanea, contraddistinte dalla velocità e dalla imprevedibilità, dove la progettazione
“creativa” si deve confrontare con un nuovo disordine. L’ordine è improbabile. Dinamismo, provvisorietà e discontinuità comportano una scomposizione dei ritmi, delle funzioni e delle pertinenze. La sfida è stata quella di disegnare una collezione in grado di affrontare le nuove interazioni lavorative per favorire il benessere individuale, generando una risposta su misura per ogni progetto.
Complessità e modularità in un unicum…
Materiali, colori, tessuti diventano essi stessi elementi progettuali arricchendo il sistema di molteplici soluzioni. La collezione, e i suoi componenti, sono pensati per avere una produzione snella, rendendo coerenti il processo di ordine con quello della consegna. La modularità del sistema è scalabile anche in cantiere, aggiornabile nel tempo; la componentistica rimane la medesima anche cambiando configurazione.
Tempi stretti e l’esigenza di essere pronti con la produzione. Come avete fatto?
La mentalità dell’azienda, abituata a lavorare per progetti, e le molte competenze, hanno permesso di avere un supporto costante ed estremamente efficiente rispetto allo sviluppo del progetto. La vera differenza l’ha fatta il lavoro con il team R&D di Faram.