La nuova sede di Fantini Rubinetti, realizzata quasi contemporaneamente con il boutique hotel casaFantini, nasce dalla volontà di restituire al territorio qualcosa di unico e bello. “I nostri prodotti sono frutto del genius loci del lago d’Orta”.
Tecnicamente lo si può definire un investimento, ma non è solo questo. Il nuovo headquarter realizzato da Fantini Rubinetti a Pella (Novara) è innanzitutto un atto d’amore e di responsabilità verso quel territorio, di per sé incantevole, che si specchia nel lago d’Orta. “Il luogo dove operiamo – racconta Daniela Fantini, presidente e amministratore delegato dell’azienda – è la nostra prima fonte di ispirazione. Ci ha dato tanto, in settant’anni di attività, ed era giunto il momento di restituire qualcosa”. L’illuminazione risale a qualche anno fa, quando l’imprenditrice si trova sull’isola di San Giulio, immersa nel silenzio e nel misticismo dell’isola, in attesa del battello di rientro. E da lì nota, al di là del lago, l’immagine dello stabilimento Fantini. “Ho pensato: questo è un paradiso. E subito dopo mi sono chiesta: noi, che produciamo su queste sponde, che responsabilità ci dobbiamo assumere per conservare quanto abbiamo ricevuto e trasmetterlo a chi verrà dopo di noi?”. Quel giorno, a Daniela Fantini, tornarono in mente le parole pronunciate anni prima da Piero Lissoni, il quale visitando l’azienda aveva detto: questa fabbrica mi piace ma la vorrei ‘ripulire’, avrei voglia di metterci un po’ le mani…. “Lissoni si era in qualche modo candidato e allora, quando abbiamo deciso tutti assieme di rifare l’headquarter, non c’è stato dubbio su chi doveva essere il progettista incaricato”.
DOPPIO SFORZO
Il risultato della progettazione è stato svelato il 19 luglio, giorno di inaugurazione della nuova sede di Pella. Laddove oggi si ammira la vista-lago, prima c’erano dei magazzini automatizzati per lo stoccaggio dei componenti a coprire tutto. “Abbiamo realizzato un esempio a mio avviso eccellente e molto innovativo della possibile felice integrazione degli edifici industriali nel paesaggio naturale”, sostiene Daniela Fantini. Bellezza e funzionalità convivono nella nuova azienda, che ha mantenuto al suo interno la ‘testa pensante’ per organizzare all’esterno alcune fasi di lavorazione, in particolare le operazioni meccaniche e la galvanica, affidate a due realtà governate da Fantini ma gestite day by day da specialisti del comprensorio. “Abbiamo mantenuto in sede le attività di montaggio, controllo e finiture prodotti, creando quelle condizioni di ‘pulizia’ interna che ci potevano permettere di ragionare sugli spazi, dedicandoci con più tenacia all’innovazione di processo e di prodotto, Allora eravamo davvero pronti per parlare con Lissoni di rifacimento dell’headquarter”. Contemporaneamente, sempre con l’architetto milanese, Fantini sviluppa un altro progetto: quello del boutique hotel casaFantini/lake time, inaugurato lo scorso anno e concepito come una dimora a cinque stelle sul lago dove gli ospiti potessero sentirsi proprio come ‘a casa’. Per Fantini, la realtà hotellerie è anche il luogo privilegiato per la migliore mise en scène dei propri prodotti e per far vivere l’esperienza. È stato, in termini operativi, un uno-due molto intenso e impegnativo anche dal punto di vista finanziario. “Siamo andati ben oltre le previsioni, ma il risultato ci soddisfa. Dirò di più: aver ultimato prima l’hotel e poi la fabbrica è stato utile per risolvere le problematiche collegate alla sede aziendale, perché nelle strutture di accoglienza ci sono aspetti importanti da gestire e che non sempre vengono analizzati nella realizzazione di headquarter”.
DESIGN E ARCHITETTURA
L’azienda sviluppa progetti con alcuni dei più importanti designer internazionali, tra cui è significativa ed estesa quella con Piero Lissoni, iniziata una quindicina d’anni fa, quando il team di Lissoni inizia a gestire la parte grafica del brand, poi la progettazione degli stand al Salone del Mobile in netto anticipo rispetto agli attuali e massicci investimenti dei competitor internazionali nella stessa manifestazione, infine cura le campagne adv, i gadget e gli espositori, fino alla realizzazione degli showroom Fantini di New York e di Milano. La scelta di creare l’alleanza con Boffi per la linea Aboutwater è stata poi l’occasione per confrontarsi con Piero Lissoni anche per la definizione del prodotto. Ora, l’hotel e fabbrica completano questo percorso di collaborazione stretta ma non per questo totalizzante. Le nuove realizzazioni rappresentano anche un’operazione di immagine e comunicazione dei valori di Fantini, oltre a essere due showroom permanenti per la presentazione delle novità di rubinetteria. Tutt’attorno, in sede e nell’hotel, si trovano molti prodotti frutto della fantasia di Lissoni, sviluppati per i principali marchi del design: dalle sedute Living Divani alle luci Flos, alle soluzioni Boffi, oltre a Knoll, Lualdi, Olivari. “È perfettamente comprensibile – afferma Daniela Fantini – che Piero voglia lavorare con le sue aziende, perché le conosce e utilizza quei prodotti nel modo in cui devono essere utilizzati, ottenendo una visione d’assieme”. In aggiunta, soprattutto nell’hotel, sono stati inseriti pezzi realizzati da altri brand: tra questi le luci di Davide Groppi e le soluzioni spa/benessere di Effegibi, Mutina e Roda per l’outdoor. “Lavorare con Lissoni offre indubbi vantaggi anche dal punto di vista mediatico, perché il suo nome ha un fortissimo impatto a livello di stampa. Lui è il primo a esser soddisfatto del risultato di queste due opere. Un giorno mi ha detto che casaFantini è un progetto speciale che lo entusiasma moltissimo”.
IL DONO TRASMESSO
La nuova sede di Fantini Rubinetti unisce così una volontà etica ed estetica con un lato pragmatico: il miglioramento organizzativo dell’azienda. I due aspetti replicano in qualche modo le caratteristiche predominanti dei fondatori, Giovanni ed Ersilio Fantini, uomo visionario e dal gusto innato il primo, genio della meccanica il secondo. “Mio padre e mio zio – racconta Daniela – ci hanno insegnato che non era necessario diventare dei colossi. Ciò che contava in azienda, per loro, era tenere accesa la passione, creando quelle piccole innovazioni in grado poi di rivelarsi dei cambiamenti rivoluzionari per il nostro settore”. Così Fantini, pur misurandosi con concorrenti di tutt’altre dimensioni, ha offerto un contributo importante all’evoluzione del suo comparto, dal primo rubinetto colorato della storia all’adozione della cartuccia Joystick fino alle prime colonne doccia (Milanoslim, Acquatonica, Acquapura…). La seconda generazione, rappresentata da Daniela e dal cugino Luigi Fantini che condivide l’incarico di amministratore delegato, ha portato avanti la mission indicata dai fondatori, continuando a innovare e facendo crescere l’azienda fino a raggiungere un giro d’affari di poco inferiore ai 35 milioni di euro, aprendo inoltre una filiale negli Stati Uniti che sono cresciuti fino a diventare il primo mercato estero di destinazione dei suoi prodotti superando la Francia, storico terreno di conquista di Daniela Fantini, appassionata di francese e confortata dagli apprezzamenti per l’aspetto design. Poteva bastare? No. “I fondatori avevano fatto tanto e noi non potevamo accontentarci di aver creato nuovi prodotti. Era un nostro dovere trasferire il loro ‘dono’, rendendolo più bello, a chi verrà dopo di noi. Ed è anche un segno di affetto verso le persone che lavorano con noi, verso il distretto novarese della rubinetteria caratterizzato da un know how ben radicato. Questa sede è una sfida per il futuro, il segno della nostra appartenenza al territorio. E anche se abbiamo portato all’esterno l’organizzazione di alcune fasi di lavorazione, tutto avviene nel giro di 7 chilometri da Pella”. Delocalizzare? Mai sfiorato il pensiero, in Fantini. “Lavorare in Italia è una sfida, dati i costi… e alla sfida abbiamo risposto con il design, l’innovazione tecnica e lo sviluppo di partnership interne alla filiera. Tutto questo non sarebbe mai potuto succedere altrove, perché siamo convinti che qui, sulle sponde del lago, ci sia un genius loci, punto d’incontro del pragmatismo piemontese e dell’apertura lombarda, in grado di influenzare la nostra stessa attività dando forma a prodotti fatti per durare nel tempo, realizzati con processi di quasi-sottrazione, pensati per il mondo.
di Andrea Guolo