E’ un’area ‘blindata’ cui si può accedere solo dopo numerosi controlli e con mezzi di trasporto dedicati. Ma una volta dentro si viene investiti da un’emozione: una sensazione di grandiosità. Nello specifico, ci siamo addentrati nel Padiglione del Messico guidati dall’architetto che l’ha progettato: Francisco López Guerra Almada.
La struttura si ispira alla forma della pannocchia (il mais è un alimento fondamentale in Messico, alla base di molte ricette gastronomiche). Ma il tema portante dell’intero concept è il flusso. “Abbiamo pensato – afferma l’architetto – a rampe, diverse per salire e per scendere, per l’intera percorrenza del padiglione, che si sviluppa per 17 metri in altezza e un totale di quasi 2mila metri quadrati di superficie. L’idea è che le persone non sostino all’interno ma si lascino ‘fluire’ dall’ingresso fino all’ultimo livello (l’11°) dove assaporare, presso il ristorante da 70 coperti allestito sulla terrazza, le prelibatezze messicane”. Le rampe avranno una pendenza del 6-7%, per agevolare l’accesso ai disabili.
Non ci sarà da annoiarsi lungo il percorso: oltre al bar al piano terra dove farà bella mostra di sé una magnolia (scelta perché è un albero americano poi esportato anche in Europa e quindi che fa da trait-d’union tra i due continenti), lungo i parapetti dei corrimano e in diversi punti del padiglione saranno collocati monitor e proiettati video e immagini che descriveranno la cultura messicana e consiglieranno anche come preparare le ricette tipiche del Paese. Nel 2010 la cucina messicana è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Dal terzo livello scenderà fino all’ingresso una cascata d’acqua a sua volta riflettente immagini.
Guerra Almada parla del ‘suo’ padiglione come di “un’architettura effimera, pensata per essere montata e smontata velocemente e per essere poi riutilizzata in altre costruzioni. Protagonista è una membrana in ETFE, un mix di fibra naturale e fibra plastica fornita dall’azienda italo-francese Serge Ferrari. Fungerà da parete isolante per termoregolare l’interno del padiglione creando un microclima ideale. “La semplicità è la sofisticazione suprema”, commenta l’architetto riprendendo le parole di Leonardo Da Vinci, del quale è grande ammiratore.
Dall’esterno il padiglione risplenderà di luci e colori, tra i due strati di membrane rivestenti saranno inseriti dei faretti che proietteranno luci colorate diffondendole tutte introno alla ‘pannocchia’.
Le macro-direttive segnalate dalla società Expo a tutte le nazioni partecipanti hanno definito il limite degli spazi per ogni padiglione e la presenza di aree verdi obbligatorie. Oltre al cibo, infatti, l’altro tema portante dell’esposizione universale sarà l’eco-sostenibilità.
Nessun vincolo in merito alle aziende fornitrici di materiali e arredi: è stata però una scelta comune quella di prediligere le aziende italiane per la fornitura dei materiali delle strutture architettoniche, anche per questioni logistiche, mentre gli elementi interni per lo più provengono dai Paesi d’origine.
Altro vincolo comune è l’altezza massima dei padiglioni che potrà raggiungere i 15 metri con i volumi, per spingersi fino ai 17 metri con la copertura.
Il decumano, lungo 1,3 chilometri, vedrà ogni notte nei giorni dell’esposizione entrare mille mezzi pesanti per rifornire i padiglioni e smaltire i rifiuti. Il sito si attesta così come il maggiore hub italiano di logistica per accesso di veicoli per metro quadro.
In aprile entreranno i contenuti dei padiglioni mentre il sito Expo, pur aprendo il 1° maggio, sarà davvero a regime da giugno. Il mese di maggior affluenza previsto sarà l’ultimo, ossia ottobre.