“L’Italia ha perso competitività, ma ha una risorsa che gli altri Paesi non hanno: la bellezza. Bisogna puntare su nuovi modelli d’impresa per continuare a crescere”, con queste parole Andrea Illy ha aperto l’Osservatorio Altagamma 2016.
Il lusso italiano, secondo gli interventi che si sono susseguiti sul palco del Pavillon Unicredit, è l’unico modo per esportare la cultura e la bellezza italiana, prestando estrema attenzione al consumatore, che Carlo Alberto Beretta di Kering preferisce chiamare cliente, enfatizzando la necessaria nuova importanza dell’esperienza di acquisto, non più solo una transazione economica.
“Tutti i mercati sono in crescita, tranne il Giappone che diminuirà la sua presenza”, ha affermato Armando Branchini, vice presidente di Fondazione Altagamma e la sua affermazione è stata confermata anche dalla ricerca di Claudia D’Arpizio di Bain & Company, oltre che ampliata in riferimento ai diversi settori. Il design, definito ancora molto Europa-centrico, è sicuramente un segmento che risente poco dell’instabilità geo-politica mondiale e che risulta in netta crescita (+4%) su altri come l’Hard Luxury e l’alta Gioielleria.
Si dice ottimista e fiducioso anche Dario Rinero di Poltrona Frau Group, che ha confermato un 2016 positivo. “La nostra economia è basata sulle tre A: arredamento, abbigliamento e alimentazione, ma solo nella prima abbiamo un patrimonio storico inavvicinabile da altri Paesi”. A conferma il Design Monitor, che registra la presenza sul mercato del design di lusso delle aziende italiane al 30%, per 50 milioni di euro di fatturato. Sebbene viva tempi più rosei rispetto ad altri compartimenti di alta gamma, secondo quanto concluso a fine convegno, il settore del design deve raccogliere la sfida e crescere, sia in dimensioni con fusioni e nuove collaborazioni, sia con quotazioni in Borsa. Dunque, aggregare, condividere e investire sono le prossime azioni che secondo l’Osservatorio Altagamma dovranno compiere le industrie italiane. Comprese quelle di design.