Le sale di Palazzo Reale che ospitano la mostra hanno già registrato un’affluenza di 188mila visitatori. ma l’esposizione è una tappa importante anche per gli storici dell’arte perché presenta per la prima volta documenti e studi scientifici mai esposti prima.
Non c’è due senza tre, ma questa volta è diversa. La grande mostra Dentro Caravaggio, in corso nelle sale di Palazzo Reale a Milano, è la dimostrazione di quanto sia possibile tornare su un artista conosciuto e già esposto, riscoprendone il genio creativo. La mostra che sarà aperta fino al 28 gennaio presenta 20 capolavori riuniti per la prima volta e si è presentata fino dalla sua apertura a fine settembre come un appuntamento unico e irrinunciabile. A fine novembre, a soli 62 giorni dall’inaugurazione ha già visto l’affluenza di 188.020 visitatori con una media giornaliera di 3.033 persone. L’unicità di questa mostra però non si limita al numero e alle opere selezionate, ma anche nel fatto che, per la prima volta, le tele di Caravaggio vengono accompagnate da apparati multimediali innovativi con tanto di immagini radiografiche che permettono di seguire e scoprire il percorso dell’artista, dall’iniziale gestazione dell’opera fino alla sua realizzazione finale. “Proprio questo dialogo con il mondo della ricerca tecnico‐scientifica è un aspetto molto interessante di cui andiamo fieri, che sta acquisendo sempre più importanza nelle proposte culturali di Palazzo Reale e che abbiamo già proposto, con rilevante successo, nella recente mostra su Giotto”, ha dichiarato Domenico Piraina, Responsabile del Polo museale e dei musei scientifici di Milano.”Alla mostra – ha aggiunto – abbiamo dato il titolo Dentro Caravaggio proprio perché l’intento è di entrare nella testa del Maestro lombardo, seguire i suoi pensieri oltre che le modalità esecutive delle opere che il visitatore si trova di fronte.” Michelangelo Merisi, detto Il Caravaggio per la città nella quale si trasferì da Milano nel 1578 a soli sette anni, è considerato da molti storici dell’arte il padre della pittura moderna. La sua tecnica pittorica è caratterizzata da un forte naturalismo dei soggetti e delle loro pose così come da un’ambientazione realistica e, non meno importante, dall’uso eccezionale della luce e dell’ombra. Proprio per il suo stile molti artisti del Seicento sia in Italia che in Europa lo presero a modello al quale ispirarsi, tanto da far nascere il termine caravaggismo per definire una pittura quasi cinematografica nei suoi contrasti e nei suoi chiaroscuri. Fu grazie allo storico dell’arte Roberto Longhi che l’opera di Caravaggio venne rivalutata, studiata e analizzata, e riportata sotto i riflettori dopo secoli di dimenticanza: era il 1951 e Palazzo Reale apriva le sue porte per la prima volta al grande Maestro.
La mostra che attualmente occupa il Piano Nobile del Palazzo, è curata da Rossella Vodret e ha un valore aggiunto inestimabile, sia per gli storici dell’arte sia per il grande pubblico, perché parte da due nuove chiavi di lettura: le indagini diagnostiche accennate prima sulle opere, e le ricerche documentarie sulla vita di Caravaggio svolte dal MiBACT durante il quarto centenario dalla sua morte. Entrambe hanno portato la curatrice e il comitato scientifico, presieduto dallo storico dell’arte americano Keith Christiansen, a rivedere la cronologia del lavoro dell’artista. È proprio per questo motivo che, accanto ai capolavori si trovano esposti per la prima volta documenti di proprietà dell’Archivio di Stato di Roma e di Siena che ridisegnano le tappe della vita di Caravaggio. Tele romane di Palazzo Barberini e della Galleria Doria Pamphilj, quelle fiorentine degli Uffizi, ma anche quelle di collezioni private (su tutte spicca Intesa Sanpaolo, main sponsor della mostra) e della Popolare di Vicenza, alle quali si aggiungono molti prestiti dall’estero. Uno su tutti la Sacra famiglia con San Giovannino, ottenuta dal Metropolitan Museum di New York che spicca per lo straordinario equilibrio tra l’oscurità e la pesantezza dello sfondo e la fonte di luce diretta che illumina la scena e in particolare il volto della Madonna che guarda all’esterno verso l’osservatore. Ma questo capolavoro non è l’unico da capogiro: opere come San Girolamo penitente, Fanciullo morso da un ramarro o Riposo durante la fuga in Egitto sono esposte in un allestimento arioso ed aperto che lascia tempo e spazio per conoscere i singoli quadri, scoprirli e studiarli. Infatti, la campagna di indagini sulle opere romane di Caravaggio, eseguita tra il 2009 e il 2012 a cura della Soprintendenza per il Polo museale romano in collaborazione con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, viene qui arricchita da diagnosi compiute su altre nove opere in mostra, grazie al Gruppo Bracco che ha sostenuto e partecipato attivamente all’esposizione. “È nostro intimo convincimento – ha aggiunto Domenico Piraina – che i dati e le informazioni prodotte dalla ricerca tecnico‐scientifica dovranno sempre essere analizzati e interpretati dagli storici dell’arte, e quindi il lavoro storico-artistico è e resterà sempre fondamentale. La storia dell’arte – ha concluso – grazie al progresso tecnico‐scientifico, disporrà dunque di maggiori informazioni per elaborare il suo pensiero critico e questo vale soprattutto nel caso di un artista come Caravaggio troppo spesso tirato in ballo quale autore di sempre nuove e finora sconosciute opere”. Una scoperta, o meglio una ri-scoperta, di un uomo e un artista che in pochissimi anni ha saputo rivoluzione la storia della pittura e arricchire la città di Milano e la storia dell’arte in generale con il suo genio.
di Costanza Rinaldi