La svolta attuata dalle imprese durante la pandemia, unita alla voglia di outdoor, ha creato le condizioni per intercettare la futura crescita, ma già il 2020 ha regalato soddisfazioni alle aziende meno esposte verso il contract. E ora dovrebbero ripartire hotellerie e ristorazione.
La pandemia come occasione, e non soltanto per rilanciare il canale retail grazie alla domanda rinvigorita dei clienti privati, ma anche per rivedere modelli organizzativi e accelerare cambiamenti già in atto nelle aziende. Alla fine, il 2020 sarà ricordato dai produttori di mobili per outdoor non solo per le complessità emerse, ma anche per le opportunità che ha offerto e che verranno capitalizzate da qui in avanti. In qualche caso, la crescita si è concretizzata già dopo il lockdown.
GESTIONE IN HOUSE
Per Talenti, ad esempio, il 2020 sarà un anno tutto da ricordare. Il fatturato dell’azienda umbra è cresciuto del 26%, salendo da 15,6 a 19,6 milioni di euro. “Siamo una realtà solida e dinamica – afferma il fondatore e CEO Fabrizio Cameli – con alle spalle una famiglia compatta e una mission molto chiara: proporre un prodotto esclusivo e d’altissimo livello nel mondo. Possiamo contare su uno staff efficiente e siamo in grado di affrontare qualsiasi tempesta senza arretrare di un passo. Oggi possiamo dire che la nostra azienda esce rafforzata da questa dura prova”. La risposta immediata alla crisi pandemica è stato l’ulteriore passo verso l’autonomia produttiva, trasformando la vecchia sede in un sito produttivo con tanto di falegnameria interna e creando nell’headquarter un reparto dedicato all’assemblaggio e alla revisione del prodotto. Tra i prodotti, ha brillato soprattutto la gamma ‘Cruise’ progettata da Ludovica e Roberto Palomba. Da segnalare il balzo dell’Italia (+17%) che resta il primo mercato del brand con il 40% del fatturato totale. “Se era prevedibile che il mercato domestico resistesse, è andata oltre ogni più rosea aspettativa la performance internazionale”, precisa Cameli, evidenziando un +38% delle vendite oltre confine con in testa Francia, Emirati Arabi, Stati Uniti e persino Oceania. “Il settore dell’outdoor, rispetto ad altri, è sopravvissuto grazie ai giardini, le terrazze e alla voglia delle persone di stare all’aria aperta e di trasformare queste zone in oasi per sfuggire alla quotidianità”, afferma il ceo di Talenti, “e se il turismo e la ristorazione sono in crisi, la fame di outdoor non è mai stata così grande e non prevedo che sarà saziata molto presto”. In prospettiva ci sarà anche la ripartenza del contract per gli ambiti oggi fermi, e l’azienda si farà trovare pronta. “Siamo pronti a raccogliere questa sfida e tutti gli investimenti che abbiamo fatto in questi anni, dal nuovo showroom milanese all’avveniristico headquarter di Amelia, hanno lo scopo di rendere sempre più solida e competitiva la nostra realtà”, conclude Cameli.
OFFERTA QUALIFICATA
“Alla luce di tutti gli elementi in nostro possesso, Covid compreso, siamo convinti che il settore sia destinato a crescere proprio nell’ambito che presidiamo, quello dell’offerta qualificata”, sostiene Stefano Giust, direttore operativo di Varaschin. L’azienda veneta ha gestito il periodo del lockdown rassicurando tutti i canali distributivi (retail, architetti e committenza horeca) sul rispetto degli impegni assunti e ha sostenuto, in alcuni casi anche finanziariamente, i propri fornitori, realizzando così le condizioni che le hanno permesso di farsi trovare pronta al momento della ripartenza. Allo stesso tempo, è intervenuta rapidamente nella parte digital con la realizzazione del nuovo sito non solo a livello grafico ma anche strutturale, fornendo ai negozianti la modellazione 3D dei suoi prodotti e ai progettisti i moodboard delle collezioni, e arrivando ad aprire collaborazioni con diversi software profilati per dealer e architetti così da superare il distacco imposto dalla pandemia. Infine, è stata avviata una campagna social fondata non più sui prodotti, bensì sulle persone interne all’azienda, scelta apprezzata dai follower. Superata l’emergenza, rivelatasi temporanea come da previsione, l’attività è ripartita bene sia in Italia, dove Varaschin raccoglie il 40% del suo fatturato totale, sia all’estero, che a fine anno ha confermato la quota residua del 60% con Spagna e Stati Uniti come principali destinazioni. La solidità finanziaria e organizzativa di cui dispone ha permesso a Varaschin, pur avendo ridotto il fatturato 2020 (10 milioni contro 14), di mettere in campo le stesse risorse di cui avrebbe disposto in caso di raggiungimento del budget fissato prima della pandemia. I risultati, con l’anno nuovo, non si sono fatti attendere: “La partenza di gennaio è stata straordinaria, abbiamo battuto ogni record mensile della nostra storia”, precisa Giust. Inoltre, il legame con l’hotellerie, canale in evidente difficoltà, si è mantenuto vivo attraverso una campagna promozionale spinta che ha riguardato articoli considerati non strategici per il futuro dell’azienda. Questa decisione ha offerto non solo la possibilità di un “colpo di reni” per le vendite in ambito contract a fine 2020, ma anche l’apertura di un 2021 con numeri importanti: “Penso che avremo buone possibilità di chiudere l’anno al +30%, con l’ebitda attorno al 10% del fatturato”, rimarca Giust. Ed è solo l’inizio, perché per l’hotellerie il vero decollo dovrebbe arrivare nel 2022.
ALTA PRODUTTIVITÀ
L’arrivo del primo lockdown ha imposto alle aziende cambiamenti improvvisi, dai quali è derivato un miglioramento di gestione. In Roda, per esempio, il ricorso allo smart working è stato accompagnato da un lavoro costante sulla delega responsabile, coinvolgendo sia il management sia il personale operativo, e concentrando le attenzioni sugli obiettivi considerati necessari. “Il risultato è stato un aumento della produttività e quindi, alla fine, la crisi è stata un’occasione capitata in un momento nel quale stavo riorganizzando i modelli dipartimentali a seguito dell’apertura del nuovo sito produttivo da 15mila metri quadrati a Bodio Lomnago, che stava determinando la trasformazione di Roda in industria”, afferma Daniele Pompa, CEO dell’azienda lombarda. “La pandemia è arrivata nella fase di start up di questo percorso industriale ed è stato un boost pazzesco”, precisa Pompa, evidenziando come le strategie varate da Roda e basate sul potenziamento di made in Italy, produzione interna all’azienda, custom made e just in time le abbiano permesso di rispondere con prontezza al successivo aumento della domanda senza tensioni negli approvvigionamenti. Alla fine, il 2020 si è chiuso quasi in linea con l’anno precedente (18 milioni di ricavi contro i 18,2 del 2019) e con un incremento di ebitda (7,8% del fatturato contro il 6%). Il modello attuale di Roda prevede produzione a km zero per r&d, custom made e just in time (20% del totale), a “km Italia” per le soluzioni ad alta complessità (30% del fatturato) e la delocalizzazione in Asia per componentistica e grandi volumi destinati al contract (50%). “Il Covid ha però accelerato al massimo le strategie, che puntano ad aumentare la parte a km zero fino al 50% della produzione totale”. A tal fine, in settembre, Roda ha acquisito una falegnameria con 12 addetti per potenziare la parte di componentistica made in Italy nel legno. Le prospettive? “L’outdoor è ‘frizzante’ e noi siamo un brand ormai consolidato in un ambito molto giovane e in espansione. L’organizzazione che ci siamo dati ci offre tutta la flessibilità necessaria per gestire progetti di alto profilo, con un ottimo rapporto tra costi e benefici”, conclude il ceo.
L’HOTELLERIE SI PREPARA
Il peso del canale hotellerie, pari al 50% del business in epoca pre-Covid, ha impedito per pochissimo a Fast di ripetere il risultato del 2019, quando aveva chiuso con 11,7 milioni di ricavi. L’azienda bresciana non ce l’ha fatta per appena mezzo milione, e il CEO Marco Levrangi appare rinfrancato sia per il risultato, ottenuto grazie al boom del retail, sia per l’efficienza raggiunta in termini economici, organizzativi e di servizio qualificato alla clientela, attraverso la produzione tutta ‘in house’, dalla materia prima al prodotto finito. “Il trend di crescita per il retail continuerà nei prossimi anni – afferma Levrangi – perché è cambiato lo stile di vita ed emerge la gioia di vivere all’aria aperta. La nostra mission, disegnare prodotti di design e armoniosi con la natura, è in linea con i tempi attuali. Il tema della sostenibilità sarà sempre più centrale e Fast, che da tempo ha adottato in materia la metodologia Lca e ha anche conseguito la dichiarazione Epd, spingerà ancora di più in questa direzione”. Nel frattempo, in Fast, il lockdown ha rappresentato l’occasione per rafforzare gli investimenti sul digital, dando prova ai clienti di presenza costante e di capacità di adattamento agli imprevisti, organizzando dirette dallo showroom aziendale sul lago di Garda per presentare ai dealer la collezione 2020 e realizzando i configuratori e tutti gli strumenti funzionali alla gestione da remoto. In questo modo, pur non entrando direttamente nell’e-commerce, Fast ha offerto ai distributori la possibilità di aumentare il business online dei clienti mettendo loro a disposizione tutto quello che richiedono a livello di immagini e varianti colore, a partire dalla collezione Ria che, assieme ai tavoli della linea AllSize (entrambe disegnate da Alberto Lievore), è stata tra i best seller dell’anno. La crescita retail di Fast è stata particolarmente forte nei Paesi di lingua tedesca, in Olanda, Francia e in generale nel nord Europa, mentre hanno sofferto Spagna e Gran Bretagna per la loro vocazione contract. Una graduale riapertura del canale legato al progetto è attesa nell’ultima parte dell’anno e si dovrebbe concretizzare pienamente nel 2022. “Già a inizio anno, le richieste dei clienti dell’hotellerie sono aumentate notevolmente. E tutti, del resto, abbiamo una gran voglia di tornare a viaggiare”, conclude il CEO di Fast.
di Andrea Guolo