Il settore ceramico, a seguito del lockdown, ha registrato perdite di fatturato di oltre 350 milioni di euro, con la necessità di un forte ricorso alla cassa integrazione. E’ quanto dichiarato dal presidente Giovanni Savorani in occasione dell’assemblea di Confindustria Ceramica, tenutasi lo scorso 9 giugno presso la sede di Sassuolo, durante la quale Savorani è stato confermato alla presidenza dell’Associazione per il biennio 2020-2021. Eletti anche i cinque vicepresidenti: Augusto Ciarrocchi, Luigi Di Carlantonio, Franco Manfredini, Filippo Manuzzi ed Emilio Mussini.
“Le chiusure differenziate nei vari paesi – ha proseguito il presidente – hanno consentito ad alcune nazioni di perdere meno mercato. Ora attendiamo di capire anche gli effetti del Superbonus che può essere un volano straordinario per il mercato italiano”.
I 224 impianti produttivi in Italia stanno lavorando ad una capacità produttiva del 50% e probabilmente le nove settimane di Cassa integrazione non basteranno a tutelare i quasi 28mila posti di lavoro del settore; l’associazione confindustriale ne chiederà l’estensione sino a Natale. In parallelo sarà fondamentale tutelare la tenuta delle imprese anche con una efficace applicazione dei provvedimenti economici già approvati, per garantire la necessaria liquidità e assicurarne la competitività a livello internazionale, anche intervenendo sui costi energetici.
Ha aggiunto Savorani “In questo periodo di grandi cambiamenti dei mercati e dei canali di vendita abbiamo compreso che possiamo rendere più efficienti le nostre strategie e presenza mediante gli strumenti digitali. Le nostre reti si sono da subito riorganizzate per non perdere il gap competitivo con altri paesi, ma molto possiamo ancora fare”.
Presentati anche i dati di mercato 2019. Sono 135 le aziende presenti sul suolo italiano, dove sono occupati 19.318 addetti, che nel corso del 2019 hanno prodotto 400,7 milioni di metri quadrati (-3,5%), tali da consentire vendite per 406,9 milioni di metri quadrati (-0,78%). Le vendite in Italia si posizionano a 83,5 milioni di metri quadrati (+1,3%). In lieve flessione i volumi esportati, pari a 323,4 milioni di metri quadrati (-1,3%). Il fatturato totale delle aziende ceramiche italiane ha raggiunto lo scorso anno i 5,34 miliardi di euro (-0,73%), derivante per 4,5 miliardi dalle esportazioni (-0,8%) – quota dell’84% sul fatturato – e da 832 milioni di euro in Italia.
Nel 2019 gli investimenti sono stati 373,1 milioni di euro (7% sul fatturato annuo), in calo di un quarto rispetto all’anno precedente durante il quale erano ancora in vigore gli incentivi fiscali, ma ancora nettamente superiori ai volumi pre Industria 4.0.
All’estero, sono 16 le società, controllate da 9 gruppi ceramici italiani, che nel 2019 hanno occupato 3.133 addetti in fabbriche estere che hanno prodotto 82 milioni di metri quadrati di piastrelle. Le vendite totali hanno generato un fatturato di 843 milioni di euro (-1,8%), frutto di vendite per 464,7 milioni di euro (-3,8%; quota del 55%) da attività in Europa e per la restante parte, 378,4 milioni di euro, da vendite in Nord America (+0,7%). L’80% del fatturato totale deriva da vendite nel medesimo mercato, sede della fabbrica.
Infine il presidente ha confermato il lancio di una nuova campagna di comunicazione “Valori della ceramica”; “Dopo aver promosso nelle fasi precedenti le caratteristiche e le destinazioni d’uso dei nostri prodotti, questa campagna – spiega Savorani – andrà a promuovere le loro performance rispetto ai materiali concorrenti. Si compone di una serie di sette video da 15″ che contiamo di diffondere nella seconda parte dell’anno sui canali web e social in Italia e nei principali mercati internazionali”.
Nel frattempo si attende di sapere se il Cersaie, Salone internazionale della Ceramica, sarà confermato nella date di novembre (dal 9 al 13), con la consapevolezza che tutto il comparto fieristico avrà bisogno di un supporto economico importante per ripartire; il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini ha chiesto al Ministero dell’Economia un fondo di 600 milioni di euro per consentire ai quartieri fieristici di ripartire.