Secondo lo studio condotto da Pambianco Design, il fatturato del nostro campione di alcuni dei principali player del settore è aumentato del 3% a 2,6 miliardi di euro. Crescono gli investimenti, soprattutto nelle grandi lastre
Quella che si può definire la legge del mercato, ovvero che per crescere in modo strutturato servono innanzitutto grandi investimenti, è diventata ormai una consuetudine nel mondo delle ceramiche made in Italy. Nonostante il dumping cinese e i dazi negli Stati Uniti, i produttori hanno comunque portato a casa un 2017 in lieve crescita a livello di fatturati. Seguendo la logica del rafforzamento produttivo e complici anche gli incentivi del piano Impresa 4.0, hanno allocato nel 2017 importanti risorse record per nuovi stabilimenti e nuove produzioni: ben 514,9 milioni di euro nel 2017 secondo Confindustria ceramica, con un salto del 28,6% in più rispetto 2016. I riscontri si vedranno nei prossimi anni ma già nell’ultimo esercizio, il settore della ceramica conferma il suo stato di salute. Secondo l’analisi condotta da Pambianco Design sui fatturati del nostro campione di alcuni dei principali gruppi tricolori di ceramica, il turnover è salito di tre punti percentuali a 2,6 miliardi e sarebbero certamente di più prendendo in considerazione il gruppo Marazzi, controllato dal colosso statunitense Mohawk (2,95 miliardi di euro i ricavi globali 2017 nella ceramica) e con un giro d’affari stimato tra 1,3 e 1.5 miliardi di euro. Il picco di crescita è nella parte alta della classifica: se il segmento Global ceramic di Mohawk Industries, non inserito in quanto dato aggregato, ha visto salire i ricavi del 7%, il leader italiano Iris Ceramica ha messo a segno un balzo dell’8% arrivando a quota 509 milioni. Quando si parla di investimenti e innovazione e di crescita delle vendite, dietro tutto c’è la grande lastra. L’affermazione delle superfici ceramiche di grande e grandissima dimensione per l’architettura e il design è veramente inarrestabile e necessita di impianti di produzione ad hoc viste le sue caratteristiche. È qui che molte aziende del settore stanno focalizzando risorse. Tra queste c’è Florim, l’azienda modenese da 425 milioni di euro (+4,5%) e cresciuta in modo costante dal 2013 ad oggi. “’L’aumento delle vendite all’estero così come l’incremento nelle richieste delle grandi lastre in tutto il mondo sono i driver principali della crescita di Florim nell’ultimo esercizio”, fanno sapere dall’azienda. “Gli Usa continuano ad essere un mercato molto interessante – sottolineano – e l’export dei marchi italiani di Florim cresce in misura soddisfacente mentre c’è un generale rallentamento delle vendite domestiche di Milestone (il marchio americano del gruppo, ndr) legato all’aumento dell’offerta di prodotto made in Usa”. Alla produzione delle maxi lastre è dedicato uno dei due nuovi stabilimenti aperti nell’ultimo biennio, quello di Mordano-Imola (Bologna), entrato in funzione lo scorso ottobre. A Fiorano Modenese sta per essere presentata invece una fabbrica 4.0 dedicata alla lavorazione e alla logistica dei grandi formati. Il tutto per un investimento di oltre 200 milioni di euro nell’ultimo biennio 2017-2018. “In futuro – fanno sapere da Florim – continueremo a presidiare i mercati dell’Europa occidentale mentre quelli più performanti e nuovi sono extra Europa”. Tra questi c’è la Cina, dove un’altra realtà del settore delle ceramiche, l’emiliana Laminam, protagonista di un raddoppio del fatturato nel giro di quattro anni (da 40 milioni nel 2014 a 83 milioni nel 2017), ha appena siglato una joint venture per consolidare la presenza in un mercato “dove le lastre ceramiche hanno un enorme potenziale”, ha sottolineato nell’occasione l’AD del gruppo Alberto Selmi. Occhi puntati, dunque, a est.
di Milena Bello