È allo studio un piano di riorganizzazione del quartiere di Porta Nuova per la fase 2, è quanto dichiara Manfredi Catella in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
L’intenzione è di creare un coordinamento tra attività commerciali, spazi pubblici e le nuove necessità di sicurezza. Come la gestione delle file con cui inevitabilmente bisognerà fare i conti. “Vogliamo essere un laboratorio per la città e dare risposte intelligenti ai milanesi, dai bambini agli anziani. Ormai è chiaro che non si parla di settimane ma di mesi: la pianificazione del riavvio richiede grandissima concentrazione”, spiega il CEO and Founder di Coima.
Secondo l’imprenditore, per una ripresa efficace non basterà l’organizzazione pratica ma servirà “quell’energia che può esserci solo se si offrono condizioni di vita ai cittadini sicure ma anche, e il più possibile, gradevoli. Va superato questo senso di oppressione”.
Per il post-Covid Catella vede la necessità di “capitali italiani e un profilo di investitori interessati alla ricostruzione per avere un ritorno strategico, non fondi stranieri senza interessi industriali per il Paese. Dal debito bancario (previdenza, assicurazioni, ecc), con un l’aiuto pubblico si possono ottenere dieci miliardi l’anno da investire in quegli interventi infrastrutturali necessari già prima del Covid”.
Sul mercato immobiliare, sulla città e sulle famiglie per Catella questa crisi avrà effetti paragonabili ai periodi post-bellici e non sarà possibile in 12 mesi tornare agli standard di prima dell’emergenza sanitaria. Ma nel lungo periodo si dichiara ottimista: “perché una crisi così ci costringerà a dover affrontare una ‘restaurazione’ del Paese”.