In un summit focalizzato sulla digitalizzazione, per gli architetti coinvolti è stato inevitabile affrontare l’applicazione delle nuove “scoperte” nell’ambito della progettazione. E poiché gli architetti in questione erano Franco Guidi, partner e CEO di Lombardini22, e Massimiliano Locatelli, co-fondatore di Cls Architetti, il racconto si è presto trasformato in un viaggio nel futuro dell’edificazione e degli spazi.
In particolare, Locatelli ha esposto le novità nell’ambito delle case realizzate con sistemi di stampa tridimensionale, i cui risultati erano stati già presentati all’ultimo Fuorisalone in piazza Beccaria con il prototipo 3D Housing 05. “Non è un sogno, esiste davvero”, ha affermato l’architetto, che le case vere le ha realizzate in partnership con Italcementi. E ne esistono ben 500 in Arabia Saudita. Inoltre, la tecnologia procede a passo veloce e lo studio Cls Architetti è impegnato nell’edificazione di una villa di 4 piani sul lago di Como sempre con sistema di stampa tridimensionale. “E ora stiamo facendo una grande villa in Costa Smeralda”, ha aggiunto l’architetto. Intanto già si pensa alla fase due, quella dell’arredo. La casa 3D presentata a Milano per il Fuorisalone non prevedeva infatti la presenza di mobili, ma la tecnologia per arrivare alla consegna chiavi in mano di un’abitazione arredata fin nei minimi dettagli è già pronta. “Ed è interamente sostenibile: si può smontare, spostare, grattugiare e reimpastare”, ha spiegato Locatelli. Per la costruzione della villa in Sardegna, sono state utilizzate le polveri derivanti dalla distruzione di un ecomostro mescolate a terra locale per ottenere un colore perfettamente integrato al territorio in cui si inserisce l’abitazione.
Nel suo intervento, Guidi di Lombardini22 ha affrontato sia le novità frutto della digitalizzazione applicate nel lavoro dell’architetto, come la progettazione parametrica, sia anche i limiti della progettualità made in Italy e in particolare la questione dimensionale. “Siamo tra i più grandi in Italia – ha affermato Guidi – eppure siamo minuscoli se confrontati con gli studi internazionali che contano. Nel nostro mondo ci sono possibilità importanti per crescere e noi stessi, dopo aver ottenuto risultati nel retail, nell’hospitality e nel mondo ufficio, vorremmo entrare in ambiti nuovi come ad esempio gli ospedali e le residenze per anziani. La sfida è superare il tradizionale individualismo italiano per arrivare a dimensioni tali da poter competere a livello globale”. E ha sottolineato l’importanza del rapporto con i brand dell’arredo. “Sono i nostri partner. E la ricaduta è alta: per 4 milioni di euro di progettazione nell’ambito dell’ufficio, generiamo tra i 40 e gli 80 milioni di forniture”.
Locatelli a sua volta ha evidenziato il principale limite del design italiano ovvero il costo. “All’estero sanno fare cose che noi, in Italia, talvolta non siamo in grado di realizzare e lo fanno a prezzi competitivi. Inoltre, a me piace creare un mix all’estero, laddove siamo impegnati nella progettazione, perché mi pare quasi maleducato non approfittare della manualità locale e della possibilità di imparare qualcosa anche da loro”.