Si scoprono le carte sull’operazione Boffi-De Padova. A cominciare dalla chiusura dello storico negozio di De Padova in Corso Venezia. A spiegare i prossimi passi sono i protagonisti del progetto, annunciato nei giorni scorsi, con cui il brand italiano di cucine e bagni ha rilevato il 100% del brand milanese che, a sua volta, nella persona di Luca De Padova, presidente dell’azienda di famiglia, ha acquisito il 7,5% delle quote azionarie di Boffi diventandone il secondo maggior azionista.
La prima mossa strategica, appunto, sarà la chiusura dello storico negozio milanese di De Padova in Corso Venezia, a favore di un nuovo spazio ‘nascosto’ in via Santa Cecilia 7 che aprirà il prossimo mese di settembre negli ex spazi Dolce&Gabbana. Sarà uno showroom distribuito su due piani per 1.100 metri quadrati, senza vetrine affacciate su strada, progettato da Piero Lissoni, a insegna De Padova, ma che ospiterà anche alcune proposte Boffi. Avrà l’aspetto di un grande loft con soffitti alti quattro metri, inaspettato per il centro di Milano.
“Pensiamo sia giunto il momento di voltare pagina – afferma Roberto Gavazzi, AD di Boffi – e di dare un’impronta più moderna e visionaria del futuro della distribuzione dell’arredo di alta gamma. Supereremo il modello di negozio tradizionale con grandi vetrine in posizioni molto visibili, dove si attiva una clientela di passaggio. Vogliamo invece un negozio nascosto, conosciuto da pochi che ci cercano grazie al passaparola, ma che appartengono a un modo di professionisti del design e di clienti esclusivi, consapevoli di ciò che proponiamo. Il nostro target sono coloro che vogliono acquistare un arredo completo per la casa, un lifestyle. Non il singolo pezzo”. All’interno del nuovo spazio ci saranno progettisti professionisti al servizio della clientela.
L’obiettivo per le due società, oltre all’innalzamento del target, sarà anche l’internazionalizzazione. Saranno mantenuti inalterati siti produttivi e personale, le identità delle due aziende saranno preservate, ognuno continuerà a produrre il suo core business. Dal punto di vista distributivo, invece, le due realtà sono aperte a diverse possibilità: punti vendita separati e negozi in condivisione. “Uniremo le nostre forze distributive – afferma De Padova – ad esempio nello spazio Boffi di via Solferino, a Milano, sarà esposta anche una parte della nostra offerta”. “L’obiettivo dell’operazione – prosegue Gavazzi – è di realizzare un gruppo con prodotti complementari che permettano di offrire ai clienti un arredamento completo. Noi produciamo sistemi per la casa, De Padova i pezzi singoli”.
“Oltre a crescere sui mercati europei – conclude Gavazzi – quelli storici per le due aziende, punteremo al mercato asiatico, che è quello del domani, e americano, che è quello dell’oggi”.
Per Gavazzi “più che un’acquisizione si può considerare un’alleanza quella con De Padova, con la quale condividiamo l’obiettivo dell’internazionalizzazione e del rafforzamento di entrambe le realtà”. “Nessun investimento ‘cash’ – spiega De Padova – ma il 7,5% delle quote di Boffi equivale a 2 milioni di euro”. Se ne deduce una valorizzazione di Boffi per 26,5 milioni.
Nel 2014, Boffi ha fatturato 62 milioni di euro, mentre De Padova 8 milioni. Luca De Padova ha spiegato che la valorizzazione della sua azienda non è stata fatta tanto sul fatturato quanto sull’ebitda (a livello di esercizio teorico, si può stimare un multiplo tra 8 e 10 volte l’ebitda) e sulle prospettive di crescita future. “Prevediamo un notevole tasso di crescita per i prossimi 4-5 anni – anticipa l’imprenditore – che se per Boffi sarà del 50% per De Padova potrebbe addirittura essere superiore. Grazie a Boffi, che sta siglando numerosi contratti di contract tra Stati Uniti e Uk., saremo più internazionali e ci rafforzeremo”. L’export per De Padova rappresenta un terzo delle vendite, mentre per Boffi oltre l’80 per cento. Unendosi anche per De Padova si apriranno diversi mercati esteri.
Intanto, in linea con la nuova strategia di internazionalizzazione, per la prima volta De Padova sarà presente in fiera a Rho per il Salone del Mobile, anziché fare parte del Fuorisalone come negli scorsi anni.