I prodotti di arredo e design maggiormente rappresentati negli showroom in Russia provengono dall’Italia, i segmenti in ordine di rilevanza percentuale sono: cucina (27%), luce (26%), arredamento/mobili (20%), igienico sanitari e ceramiche (20%), accessori (14%).
Questi sono solo alcuni dei dati emersi dall’indagine realizzata dalla Russian Buyers Union. Sorta di camera dei buyer russa nata a fine 2014, che comprende i principali nomi del mondo retail russo ed è in contatto con circa 10mila buyer, retailer e operatori del commercio nel settore tessile, abbigliamento, accessori, gioielleria, di cui ben 3mila nel settore dell’architettura di interni e complementi d’arredo in tutta la Russia.
Sul fronte dell’arredamento, dalla ricerca è emerso anche che il made in Italy viene acquistato dalle classi con alto potenziale d’acquisto che prediligono la gamma Premium e medio-alta e che alcune città hanno maggiori percentuali di preferenza del prodotto italiano, tra di esse Mosca (68%) e San Pietroburgo (59%).
Dopo il Salone del Mobile di Milano alcuni buyer intervistati dalla Union si sono espressi in merito a ciò che il comparto dell’arredo in Russia si aspetta in tempo di crisi. Se da un lato c’è chi è ottimista come Vladimir Borisenko, direttore dello showroom di Mosca Flat, secondo il quale “nonostante le sfide economiche i russi aspirano ancora all’alta qualità nell’arredamento” e “la crisi è un fenomeno temporaneo”, altri sembrano più preoccupati. Sempre da Mosca, Anna Dosorzeva, direttore di Extra Class Interiors, confessa che “i clienti adesso sono davvero molto esigenti nello scegliere i prodotti di Interior Design e gli showroom che li rappresentano. Un atteggiamento che tende a dilatare i tempi fra la scelta e l’acquisto effettivo. Si ordina meno durante le esposizioni perché il cliente finale preferisce la disponibilità immeditata a magazzino. “Ciò nonostante le nostre previsioni sono ottimiste. E’ la legge della sopravvivenza, resta chi riesce ad adattarsi meglio”.
Alesia Makarova, brand manager di T-Interiors, sottolinea la quasi totale mancanza di domanda da parte del segmento medio: “i consumatori sono interessati o a prodotti premium class oppure ad articoli low-budget. La gente ultimamente è interessata a mobili minimal, di semplice manifattura o, all’opposto, a un arredamento esclusivo, con dimensioni e rivestimenti customizzati”.
“Dopo il Salone di Milano – ha affermato Elena Bugranova, presidentessa dell’Unione – ho sentito molti buyers del settore. Molti erano concordi che nonostante la crisi i consumatori russi vogliono comunque comprare arredamento di alta qualità, con forte contenuto di stile e tecnologia. Ovviamente si tratta di coloro che se lo possono permettere, ma d’altro canto, è quella la fascia del mercato russo alla quale è rivolta l’offerta made in Italy. L’interesse verso il design italiano è alto come prima, è sempre molto gettonato lo stile classico ma non così pomposo come qualche anno fa. Anche se non è ancora tanto diffuso il minimalismo, dal classico si chiede maggior sobrietà. Ci si avvicina di più al gusto europeo. Gli ordini sono calati, non c’è nulla da dire, così come nel settore moda e altri beni voluttuari, ma tutti gli operatori sono convinti che si tratta di un periodo passeggero, che bisogna superare con pazienza e strategie oculate. Direi che è positivo poter constatare che è sempre molto alto l’interesse verso il made in Italy. Molti miei interlocutori trovano questo periodo come un’occasione di fare una sorta di repulisti: una fase necessaria, che permette di liberare il mercato interno dagli operatori che non possiedono qualità sufficienti per gestire la situazione sfavorevole, in altre parole, privi di solidità economica, di capacità manageriali e – componente essenziale trattandosi del design – del gusto. Sono solo di intralcio agli operatori bravi, solidi, con lunga esperienza e ampio portafoglio di clienti”.
“Prevediamo che ci sarà parecchio lavoro”, conclude Elena Bugranova. “Il bacino d’utenza russo è immenso, proporzionale del resto alla vastità del suo territorio. Siamo già in contatto con 10.000 realtà che lavorano nell’alto di gamma, di cui circa 3.000 nel settore design, 5.000 nel settore dell’abbigliamento-accessori e 2.000 nel settore del gioiello. Il periodo non è certo dei più facili, ma la moda e lo stile sono una diversa ed efficace chiave diplomatica che aiuterà a superarlo brillantemente”.