Essendo in Germania, Bulthaup continua a lavorare tra inevitabili difficoltà di forniture dall’Italia e di consegna ai mercati in lockdown. Il CEO Eckert, intanto, rivede il modello organizzativo, i valori e la comunicazione del marchio. “Le persone sono cambiate e noi dovremo porre al centro la qualità delle relazioni attorno al prodotto”.
Bulthaup non si è mai fermata. Questo non significa che le difficoltà dominanti in Europa a partire da fine febbraio non abbiano determinato un impatto negativo sulle operazioni in corso nell’azienda di Bodenkirchen, nella Bassa Baviera. Tant’è che il CEO Marc O. Eckert afferma: “Ogni giorno ci adattiamo ai cambiamenti appena avvenuti, cercando di anticipare quelli che stanno per arrivare. Stiamo producendo, ma dobbiamo affrontare difficoltà di tipo logistico e di supply chain”.
FILIERA E LOGISTICA
Partendo dalla filiera, il principale problema di Bulthaup consiste nell’ottenere le forniture di componenti per la realizzazione delle sue cucine di alta gamma. “Ci riforniamo dall’Italia, abbiamo un buon magazzino di scorte ma, se non riparte la produzione dei nostri fornitori, entro qualche settimana rischiamo di trovarci in difficoltà. E allora, in attesa di schiarite, siamo alla ricerca di soluzioni di emergenza”. Le problematiche logistiche sono invece legate alla distribuzione. Perché, precisa Eckert: “Noi possiamo produrre quel che vogliamo, ma se poi non sappiamo dove consegnare le cucine, non ha alcun senso averle realizzate. Così i nostri country manager, per le loro rispettive nazioni di riferimento, si sono trasformati in supply chain manager. Assieme ai partner presenti nei Paesi che hanno attuato la chiusura totale, partendo proprio dai negozi, stiamo cercando di individuare soluzioni per spedire comunque i prodotti finiti, così da poterli stoccare nel Paese di riferimento e farci trovare pronti al momento della riapertura. Siamo consapevoli che se il cliente non incassa, non potrà a sua volta pagarci. Ma aver costituito una partnership consolidata presuppone che, nei momenti di difficoltà, sia necessario sostenersi a vicenda”. La difficoltà maggiore è capire quando cesserà l’emergenza, e questo vale non solo per l’Italia, la Spagna, il Belgio, ma anche per gli Stati Uniti, dove peraltro ogni governatore può scegliere la propria strategia senza una visione federale d’assieme, il che rende ancora più difficile da prevedere il momento della ripartenza effettiva. “Il contagio e il conseguente lockdown si sono estesi come un’onda, come se fosse il gioco del domino, e una sequenza analoga riguarderà la successiva riapertura, che avverrà con tempi differenziati”, sostiene il ceo di Bulthaup. Quanto alla Germania, tutto può ancora succedere, ma Eckert afferma: “La mia sensazione è che non ci sarà un blocco nazionale imposto. I tedeschi hanno reagito con la tipica disciplina, cercando fin dal primo momento di stare isolati, e penso che i nostri governanti, osservando i comportamenti delle persone, non adotteranno decisioni analoghe a quelle prese in altri Paesi europei. È anche vero che molte aziende hanno scelto di chiudere in piena autonomia, pur potendo operare in sicurezza, perché non avevano ordini”.
SENSO DI COMUNITÀ
Eckert ragiona sul pre e sul post covid-19. E lo fa partendo dal cliente finale. “Le persone usciranno profondamente cambiate da quest’emergenza. Cercheranno di ‘resettare’ le loro vite mettendo al centro ciò che è davvero importante, muovendosi meno e privilegiando la dimensione domestica. Stanno vivendo tanto tempo all’interno della propria casa, mangiano in casa, comprendono il valore della casa. E io penso che il concetto di qualità della vita prenderà il sopravvento rispetto al movimento fine a se stesso; in sostanza, ci saranno meno weekend a Ibiza o Maiorca e più attenzioni verso le piccole cose. Le persone vorranno decelerare, rimetteranno in discussione molti dei valori fin qui acquisiti, riscopriranno l’importanza della famiglia e delle comunità”. E questo, aggiunge il ceo di Bulthaup, vale anche per le imprese, che sono comunità di persone basate sulla condivisione di valori e di modi di pensare. Certamente i fatti accaduti rappresentano uno stress test impegnativo per le imprese, ma Eckert evidenzia quanto di buono sta emergendo dal test. “Stiamo crescendo proprio come comunità. Lavoriamo assieme, superando le barriere tra dipartimenti aziendali, come si fa in una grande famiglia, dove tutti collaborano per arrivare a un traguardo. Come l’uomo torna alla sua essenza, così stanno facendo le aziende attraverso l’apporto delle persone che le compongono, e che sono pronte a uscire da questa crisi più forti che mai. Questa è la mentalità che sta emergendo, in Bulthaup, e io ne sono orgoglioso”.
LA RIFLESSIONE
Intanto l’azienda Bulthaup si prepara al post. E lo fa utilizzando il tempo a disposizione per rivedere molti aspetti organizzativi, e non solo: l’analisi penetra fino all’essenza dell’immagine, dei valori di marca, di ciò che Bulthaup è e rappresenta per i suoi potenziali clienti. “Stiamo pensando a quel che facciamo, a come lo facciamo e a come poterci migliorare. È il momento giusto, perché il ritmo del lavoro inevitabilmente rallenta e quando non sei costretto a correre, puoi aumentare il livello di riflessione. Quello che stiamo mettendo in atto è una sorta di cleaning process”, precisa il ceo. E proprio perché al centro delle attenzioni post covid-19 ci saranno le relazioni umane, dovrà cambiare anche il modo di comunicare i contenuti del brand. “Prima – precisa Eckert – eravamo ossessionati dal prodotto, dall’estetica, naturalmente dalla cucina perché siamo produttori di cucina. Eravamo ossessionati dalla qualità, e continueremo a esserlo. Ma saremo sempre più ossessionati dalla qualità delle relazioni umane che ruotano attorno a una cucina. Quindi, al centro della nostra comunicazione, non ci sarà più soltanto il prodotto, ma quel che gli uomini si aspettano e vorranno dal nostro prodotto”. E se il digitale avrà sempre più importanza come strumento di comunicazione per i marchi del design, Bulthaup compresa, imponendo una maggiore presenza attraverso i social e superando qualche preconcetto del passato, Eckert non sembra affatto convinto che vi possano essere modalità anche digitali in grado di ridimensionare l’importanza dell’appuntamento di Milano, per la presentazione delle novità. E il fatto che quest’anno EuroCucina sia saltata non sposta di un millimetro le strategie del marchio in materia fieristica. “Aspetteremo la prossima edizione, perché Milano è il nostro punto di riferimento per la presentazione delle novità”, conclude.
di Paola Tronconi