Nessuna reale conseguenza per le maison del design italiano che hanno investito nella presenza diretta sul mercato inglese. Qualche ‘fatica’ in più, di ordine essenzialmente burocratico, ma Londra resta un mercato altamente performante.
Una tempesta perfetta. Questa sarebbe potuta essere la combinazione di crisi sanitaria e Brexit sul mercato di riferimento per le aziende italiane. Così non è stato. Se gli effetti della pandemia ancora si fanno sentire, la decisione di uscire dall’Ue della Gran Bretagna non ha (quasi) sortito effetti. Le aziende del design italiane, che hanno scelto di essere presenti sulla piazza londinese con un flagship store, al momento non lamentano particolari contraccolpi.
SENZA SOLUZIONE DI CONTINUITA’
Carlo Oliverio, Meridiani Sales Director, nel tracciare un bilancio sull’andamento del business, chiarisce che “per quanto riguarda lo store Meridiani in South Kensigton, le attività non si sono mai completamente interrotte; certamente si è registrato un rallentamento in coincidenza col lockdown, ma a partire dal secondo trimestre del 2021 la dinamica si è invertita completamente”. In relazione a Brexit, “numeri alla mano, non sembra aver portato per il momento contraccolpi evidenti: Londra è, e a nostro avviso rimarrà, una dei principali hub mondiali nell’ambito della progettazione. La Brexit per il momento sembra occupare più lo spazio del ‘racconto politico’, che rappresentare un concreto e profondo cambiamento delle dinamiche economiche; in ogni caso, naturalmente siamo molto attenti agli sviluppi futuri della situazione”, assicura. Anche per Roberto Gavazzi, CEO Boffi|DePadova, “il business ha tenuto bene nel mercato UK durante entrambi questi momenti importanti di trasformazione, nonostante uno scenario notevolmente più complesso e dinamico per quanto riguarda le problematiche di gestione”. Un tema dunque più di natura burocratica, che non legato alla performance effettiva. Mattia Crippa, Poliform Manager Uk, fa presente che “i lockdown dovuti alla pandemia hanno comportato un sensibile calo del traffico retail con una conseguente contrazione del fatturato”. Ma rapidamente, “con la riapertura degli esercizi commerciali al pubblico, si è assistito ad un significativo incremento del footfall all’interno degli stessi ed un aumento della domanda, con una diretta e positiva conseguenza su numeri e fatturato”. Lato Trade, evidenzia anche, “durante la fase iniziale si è visto un rallentamento imputabile essenzialmente a due fattori: il primo lockdown e le tempistiche necessarie per la riorganizzazione degli studi A&D in modalità smart working” e, successivamente, “si è verificata una graduale e costante ripresa di tale parte del business, supportata anche dalla possibilità di lavorare su appuntamento”. In merito alla parte contract del business, “la quale opera – tiene a precisare Crippa – su di un orizzonte temporale medio di due anni, non abbiamo avvertito alcuna contrazione; ciò grazie anche al fatto che in UK l’industria delle costruzioni non ha subito alcuna battuta d’arresto durante la pandemia. La campagna vaccinale e le contestuali riaperture hanno dato un forte impulso alla ripresa del business sia lato retail sia trade. Brexit, ad oggi, al di là di un impatto sulle attività di import/export (aumento della burocrazia, dei tempi e costi), ha comportato una complicazione nel reperimento di manodopera in settori quali: hospitality, costruzioni, trasporti”.
CENTRALITA’ DI LONDRA NON E’ IN DISCUSSIONE
Insomma, numeri alla mano, Londra è e resta hub mondiale per l’architettura e il design. “La centralità di Londra come piazza del design e della architettura non è assolutamente in discussione” chiosa Oliverio, che non manca di fare notare tuttavia alcune criticità: “è vero che si rilevano maggiori difficoltà di carattere normativo, in primis sul tema delle certificazioni di prodotto. La mancanza di uniformità col resto dell’Unione impone sicuramente un’attenzione maggiore rispetto al passato a questi aspetti”. Gavazzi fa notare anche che “Londra rimane l’hub mondiale del design, principalmente in conseguenza dell’elevata concentrazione di studi di architettura importanti che continuano a seguire progetti nel mondo, soprattutto negli Stati Uniti, Medio Oriente e l’Asia. Fondamentalmente non è cambiato nulla in questo senso, a parte una maggiore complessità nella ricerca del personale di qualità”. Nessun dubbio anche per Poliform: secondo Crippa al momento Londra rimane “uno degli hub mondiali del design”.
UNA NUOVA NORMALITA’
Detta così, sembrerebbe quasi che Brexit non abbia sortito conseguenza alcuna. Ma le aziende sottolineano fondamentalmente due aspetti: le criticità ci sono, ma il pragmatismo britannico a livello di autorità e naturalmente la capacità delle imprese di surfare sulle onde dell’imprevisto tipico di un mercato sempre più flessibile, hanno permesso di affrontare la situazione nel migliore dei modi. Per Meridiani, ad esempio, “la situazione al momento non è tale da indurre le autorità ad adottare particolari misure. La Brexit ha prodotto, per il momento, una certa complicazione burocratica ma non tale da rendere “impossibile” il business. Le difficoltà ci sono, ma stanno portando a prassi che, una volta consolidate, saranno la nuova normalità”. Anche Gavazzi conferma che “Brexit ha portato una maggiore difficoltà soprattutto burocratica, per quanto riguarda sia la gestione del personale proveniente dall’Ue sia, indubbiamente, ha reso più difficile la ricerca del personale qualificato in loco e di qualità in generale. Anche il settore dei trasporti è un problema che ancora rimane da risolvere e migliorare insieme al governo”. Rispetto alla capacità del Governo britannico di dare risposte al portato di Brexit, Crippa fa notare che “gli ultimi due anni sono stati spesi più nella gestione della pandemia e supporto alla popolazione e imprese locali che a mitigare/gestire l’impatto dell’uscita dall’Unione europea”. Ma questo “è senz’altro un punto importante dell’agenda di governo per il prossimo anno”. Nell’attività di tutti i giorni “la difficoltà maggiore, ad oggi, sta nel reperire figure quali: montatori e site manager. Aumentando la domanda, e contraendosi l’offerta, va da sé che il costo annuo di tali figure sia aumentato”.
In definitiva per Meridiani (che ha inaugurato lo store monomarca di Londra nel 2018 in posizione strategica, a South Kensington, di fronte al Victoria & Albert Museum), il mercato di Londra è soprattutto Contract, “ma il carattere di trasversalità della collezione – nota Oliverio – ci consente di essere vincenti sia in ambito Horeca che in quello residenziale”. In questo senso, Meridiani “lavora attivamente con i principali studi di architettura londinesi: la versatilità – tiene a sottolineare – è una delle principali motivazioni del marchio”.
La presenza di Boffi/DePadova è di lungo corso: il primo showroom a Londra, Boffi Chelsea, stato aperto nel marzo del 2008 seguito dalle aperture di Boffi Wigmore nel 2011 e il nuovo flagship, Boffi|DePadova Chelsea proprio quest’anno, nel 2021. “Da allora abbiamo integrato le collezioni De Padova, MA/U Studio e ADL alla collezione Boffi, cosa che ci permette di focalizzarci su progetti sempre più completi ed interessanti sia da un punto di vista progettuale che del revenue. Abbiamo collaborato e continuiamo a collaborare con studi di architettura importanti, per menzionare alcuni: Foster & Partners, Zaha Hadid Architects, Squire & Partners e Stanton Williams”. Per Gavazzi, in particolare, lo spazio di Chelsea rappresenta “ lo specchio perfetto del concept progettuale che desideriamo comunicare. L’importanza di Londra nel panorama del design, ha sicuramente favorito la scelta di ampliarci in uno dei quartieri più strategici della città”.
NEL FUTURO SEMPRE PIU’ CONTRACT
Ma come sta evolvendo e qual è l’orizzonte del mercato inglese in relazione alle potenzialità per i produttori best in class italiani? “Negli ultimi vent’anni il mercato Uk si è andato evolvendo sempre più a favore di un gusto moderno. Questo sia grazie al lavoro svolto dagli studi di architettura e interior, sia agli investimenti realizzati dalle imprese del settore arredo al fine, ad esempio, di avere una presenza diretta nel mercato” sottolinea Crippa di Poliform, facendo anche presente che oggi il consumatore, molto più informato rispetto al passato, ha una maggiore consapevolezza di ciò che desidera per la propria abitazione. “Il rapporto tra architetto/Interior e cliente finale – nota – si è evoluto con quest’ultimo che partecipa in maniera più attiva al processo di scelta/selezione dei prodotti e finiture”. La diretta conseguenza è che anche la figura del ‘venditore’ all’interno del negozio, a sua volta, “è mutata, assumendo più un ruolo di advisor, e questo sia nei confronti del cliente finale sia dell’operatore trade”. Da qui l’importanza, tiene a precisare, “della costante formazione del personale in termini di prodotto ma anche di rapporto con la clientela. Le aziende del settore con presenza diretta sono avvantaggiate rispetto alle altre poiché hanno la possibilità di meglio comprendere il mercato e la clientela potendo così offrire un servizio più efficace al cliente”. Nel mercato UK, Poliform resta “una realtà a forte vocazione retail, ma con una divisione contract in crescita, sia in termini di volumi, sia di organico”. La scelta è stata di “focalizzarsi su progetti di alto livello al fine di rimanere al riparo da ‘guerre/logiche di prezzo’ che inevitabilmente comporterebbero una minor qualità in termini di prodotto e servizio offerti e potrebbero danneggiare il marchio Poliform e la reputazione”. La sfida prossima, dunque, per Poliform in Uk è “crescere all’interno di un mercato molto competitivo, quello contract, rimanendo fedeli ai nostri valori, che sono quelli della qualità, del servizio e della reputazione”.