Il collocamento in Borsa di Artemide, ipotizzato per il periodo compreso tra aprile e maggio, per ora è fermo ai blocchi di partenza. Lo stop sarebbe dovuto all’insoddisfazione per le valutazioni del gruppo prospettate dai sondaggi preliminari tra gli investitori di Borsa, e dalle transazioni comparabili e i multipli di quotazione di aziende simili svolto a partire da settembre, quando era stato formalizzato l’incarico per l’Ipo. Un articolo apparso su Il Mondo riferisce lo scontento del numero uno dell’azienda di illuminazione Ernesto Gismondi sulla possibile valorizzazione in collocamento e la ripartizione tra azioni in vendita e sottoscrizione nell’ambito dell’opvs del 35 per certo.
Secondo il settimanale, sarebbe stato lo stesso Gismondi a esprimersi in termini inequivocabili: “A questi prezzi meglio non farne niente. Non porto Artemide in Borsa per incassare 20-25 milioni”, avrebbe detto il fondatore nel corso del cda di Artemide datato 23 dicembre. Sembrano lontani per l’azienda di design i multipli delle griffe del lusso quotate a Piazza Affari: a fronte di un ebitda 2012 di 19,5 milioni e di un margine 2013 attorno ai 20 milioni, Artemide avrebbe potuto ambire a valere 10-12 volte l’ebitda, più o meno lo stesso valore di sei anni fa quando, ricorda il settimanale, ci fu la prima falsa partenza per il listing.
Sempre stando a quanto riportato da Il Mondo, l’AD Dario Fumagalli starebbe valutando un’offerta sull’azienda danese di illuminazione Poulsen, messa in vendita dalla Targetti.
L’azienda, contatta da Pambianconews, non ha voluto rilasciare alcun commento.