Sull’isola nascono esperienze imprenditoriali nell’ambito dell’interior che percorrono strade inedite, unendo la tradizione manifatturiera al progetto contemporaneo e alla produzione industriale.
Sicilia, terra di esperimenti per una produzione che esce dal filone consolidato dell’arredo di design (industriale e di stile internazionale) e attinge nuova linfa da radici locali: manifattura, eccellenze artigianali, ricerca estetica. Un percorso sposato dal mondo del design, rappresentato dai creativi di ultima e penultima generazione, tra cui Elena Salmistraro, Antonio Aricò, Ferruccio Laviani, Martinelli Venezia, Lanzavecchia+Wai. Un’impostazione promettente, per più di una ragione: l’innovazione estetica e tipologica degli arredi, il recupero della tradizione manifatturiera e delle realtà che la esprimono, l’innesto di energie imprenditoriali su un territorio lontano dal bacino consolidato dei distretti italiani. I protagonisti di queste nuove imprese raccontano le motivazioni e le prospettive di una scelta controcorrente.
Not.O, arredi contemporanei che attingono alla tradizione artigianale
Felice Rizzotti, insieme alla sorella Adele, rappresenta la quarta generazione di una famiglia di noti rivenditori di arredamento di Catania. La loro è una realtà commerciale che sfiora quasi il secolo di vita. Il progetto di arredo è nel dna di questa famiglia, che ha deciso di compiere un passo in avanti sul terreno della produzione. Nasce così Not.O, avventura imprenditoriale che ha trovato piena consonanza nella visione dell’architetto Ferruccio Laviani, che Rizzotti ha incaricato dell’art direction. La scintilla si è accesa nel 2018, con un incontro casuale tra i due e una cena in cui Felice e Ferruccio hanno condiviso idee e visioni. Il debutto della collezione è avvenuto nell’ottobre scorso nelle magnifiche sale di Palazzo Biscari a Catania, dove sono state presentate le prime quattro linee di mobili contenitori Not.O: Avola, Caltagirone, Enna, Ribera. Alla base c’è un’idea di produzione che mixa sapientemente realtà artigianali e modalità industriali; il tutto targato Sicilia, con grande evidenza sia negli esiti estetici, sia nei preziosi contributi di manifattura che caratterizzano le quattro linee. Avola, ad esempio, con le sue greche che definiscono le superfici in vetro dei contenitori, ricorre alla tecnica della serigrafia, ispirata alla tradizione del ‘verre paint’, risalente al XVI secolo e diffusa nella cultura popolare isolana. Caltagirone, famiglia di contenitori in mdf laccato, ha le aperture anteriori in formelle di pietra lavica dell’Etna, decorate e smaltate a mano in ceramica realizzata, per l’appunto, a Caltagirone. Ma la ceramica, in questo caso, si allontana dalla tradizione decorativa per avvicinarsi a un’espressività materica che richiama Lucio Fontana o Fausto Melotti. Per Felice Rizzotti Not.O – nome che, oltre a richiamare la celebre località del siracusano, è acronimo di Not Ordinary – rappresenta una sfida alle consuete modalità di produzione: “ Il mondo siciliano nasconde maestrie e tecniche che è un peccato perdere; se non si valorizzano, rischiano di rimanere banalizzate all’oggetto del buon ricordo. La nostra idea è quella di poter fare dei pezzi iconici che si staccano dall’offerta esistente. È un nuovo progetto che punta a differenziarsi da tutto il resto” aggiunge l’imprenditore, “crea un’identità forte e nuova risalendo alle radici della storia manifatturiera locale. C’è un grande riscontro da parte di chi vede dietro questi pezzi la storia dell’isola e le sue potenzialità.”
Nelle collezioni di Lithea la pietra esplora suggestioni mediterranee
La Sicilia è il crocevia del Mediterraneo e nelle sue vene scorrono culture millenarie che sull’isola si sono incontrate e mescolate: da questa considerazione ha preso vita l’iniziativa di Patrizia Furnari e Fabio Fazio, coppia di architetti nella vita e nella professione, che sono partiti dall’esperienza dell’impresa di famiglia, la MGM Furnari Marmi e Pietre di Patti, in provincia di Messina, per costruire il brand Lithea, dedicato all’espolorazione del mondo litico a partire dal progetto contemporaneo. Le collezioni di Lithea esplorano la tradizione mediterranea e rivitalizzano antiche tecniche di lavorazione del marmo e della pietra. “La passione da cui nasce Lithea ci ha uniti fin dall’università”, confidano, “volevamo fare design con un approccio diverso e costruire negli anni un racconto del Mediterraneo. La Sicilia è al centro dal punto di vista culturale, è essa stessa un susseguirsi di invasioni di varie provenienze. Nelle nostre collezioni di rivestimenti e arredi in pietra e marmo partiamo dalle tradizioni manifatturiere dell’isola, dagli innesti di altre culture stratificate – normanna, araba barocca – e le facciamo raccontare da designer a cui affidiamo un tema. Utilizziamo materiali locali siciliani, ma anche altri che provengono dall’area del Mediterraneo, per avvicinare i colori dei vari Paesi che condividono una natura comune.” Lithea ha recentemente presentato alla manifestazione Edit Napoli un nuovo progetto in pietra e marmo di Elena Salmistraro dedicato a Pantelleria: si chiama Pensieri Panteschi e prende la piccola isola siciliana come ispirazione per il grande tavolo Specchio di Venere, completato dagli sgabelli Sibà, oltre a una serie di vasi e lo spettacolare pannello a parete Gadir. I decori dei pannelli e del tavolo sono astratti e scenografici, realizzati con tecniche miste di scultura, intarsio e innesto, in cui le strutture e le texture raffinate in marmi policromi (Bianco Fenice, Bardiglio Imperiale, Pietra Pece, Rosalia, Forrest Green e Rame) sono ottenute attraverso l’impiego di macchine a controllo numerico abbinate a lavorazioni interamente manuali, che gli addetti dell’azienda realizzano internamente. Oltre alla Salmistraro, le affascinanti collezioni di Lithea portano la firma di designer come Marco Piva, Michele De Lucchi, Martinelli Venezia, Philippe Nigro. I fondatori dell’azienda seguono pesonalmente la lavorazione e cercano di formare giovani a cui trasmettere la sapienza artigianale necessaria: “Trovare ragazzi che intraprendono questa professione non è semplice e la formazione richiede molto tempo. Abbiamo avuto in questo anno segnali di crescita: l’interesse per questi prodotti viene principalmente dall’estero, da Paesi più diversi, dal Nord Europa all’India, dagli Stati Uniti alla Russia. Ad aprile 2022, durante il Salone del Mobile, presentermo la collezione completa di Pantelleria, di cui fanno parte gli arredi firmati da Elena Salmistraro”.
MyOp mette in rete le potenzialità produttive siciliane
Riccardo Scibetta è un architetto e fotografo palermitano che da alcuni anni sostiene un progetto chiamato MyOp, acronimo di Make Your Own Path, ‘crea il tuo percorso’. MyOp è un brand editoriale di arredi e complementi che nascono dal territorio e dalla storia della Sicilia. Ed è la storia dello stesso Scibetta: “Sono un architetto e provengo da una realtà artigiana di famiglia che lavora l’acciaio” racconta. “ Per contrastare la crisi delle piccole imprese artigiane locali ho ideato il progetto MyOp: lo scopo è quello di esaltare le capacità artigianali di queste aziende e conquistare un pubblico internazionale, uscendo dal mercato locale. Sono andato a trovare aziende che già conoscevo; quindi, in un percorso che ha attraversato la Sicilia, ho esplorato le loro officine ed esaminato i macchinari. L’incontro con il design è avvenuto partendo da un dato di fatto: quello che loro sapevano fare bene. In questi ultimi anni abbiamo trovato molto consenso, soprattutto sul fronte della critica e della stampa, ma è difficile imporsi alla una scena internazionale del lusso.” In catalogo sono entrati recentemente il tavolo U Signurinu e le sedie A Signurina, nate dalla collaborazione tra il designer Antonio Aricò e la rete di artigiani coinvolti da MyOp. Un progetto dal carattere forte, che ricorda gli arredi delle case rurali, rivisti e reinterpretati dalla mano originalissima di Aricò.
Orografie e Desine, nuove imprese con lo sguardo al futuro
Una figura fortemente impegnata nella promozione del sistema produttivo siciliano è Vincenzo Castellana, architetto e designer, professore di design strategico presso l’accademia Abadir di Catania. C’è lui dietro la nascita di Desine, spin off dell’azienda Dallegno, realtà imprenditoriale di Grammichele, cittadina in provincia di Catania vocata alla lavorazione del legno. Desine è dedicata a una produzione che esplora nuove vie, come afferma lo stesso Castellana: “L’idea portante è stata quella di realizzare arredi in grado di coniugare una forte personalità e un netto legame con le storie locali, insieme a una visione più ampia e contemporanea del progetto. Nasce così, insieme a diversi autori locali e internazionali, il progetto Desine.” Tavolini, specchi, servimuti, contenitori, cassettiere in legno, che nascono da una nuova idea dell’oggetto, ma in cui è attentamente progettato anche il rapporto con l’utente. Oltre a Desine, che ha meritato la Menzione d’onore del Compasso d’Oro nel 2020, Castellana ha recentemente fondato con Giorgia Bartolini il brand Orografie, un nuovo progetto editoriale che coinvolge giovani designer, progettisti affermati e anche creativi siciliani. In catalogo ci sono arredi che ipotizzano nuovi comportamenti, dalle sedute componibili che sorreggono il corpo in posture libere ai vasi che supportano il cellulare, ai tavoli da giardino con tenda protettiva incorporata. Nella realizzazione dei vari pezzi sono state coinvolte manifatture e realtà produttive siciliane. Il progetto, presentato all’ultimo FuoriSalone di Milano, guarda al mondo e al futuro, a partire dalla Sicilia e dalle sue capacità realizzative.