La nuova frontiera del design potrebbe essere l’Africa. Almeno è quanto emerge dai dati presentati da FederlegnoArredo, e ripresi dal Sole 24 Ore, che ha registrato un valore per il mercato dell’arredamento in quest’area di circa 9,6 miliardi di dollari, di cui il 60% è rappresentato da produttori locali. Se si considerano gli 11 Paesi ritenuti più interessanti dalle aziende del comparto per tasso di crescita economico e demografico (Sud Africa, Nigeria, Costa d’Avorio, Congo, Kenya, Ghana, Senegal, Etiopia, Angola, Camerun e Tanzania), il valore dell’export di mobili italiani è aumentato del 132,2% dal 2009 al 2015, passando da meno di 67 milioni a quasi 158 milioni di euro. Occorre tuttavia tenere conto, spiegano da FederlegnoArredo, che spesso i prodotti italiani vengono introdotti nei Paesi africani da distributori dei Paesi ex coloniali, come Francia, Portogallo o Regno Unito.
Sebbene i numeri siano ancora modesti il potenziale è molto elevato nonostante l’instabilità politica che ne ostacola lo sviluppo frenando gli investitori esteri. L’area, definita “Africa Subsahariana“, comprende 47 Paesi nei quali la classe medio-alta rappresenta una fetta ancora ridotta della popolazione. Ma i numeri (oltre 880 milioni di abitanti, di cui il 41% con età inferiore ai 15 anni e una borghesia in rapida ascesa) sono tali da rendere comunque interessante per le aziende italiane avviare investimenti che potranno dare i loro frutti sul medio-lungo termine.
«Ci vorrà del tempo perché in questi Paesi si consolidino le giuste condizioni economiche e il gusto adatti ai prodotti del design italiano – ha commentato il presidente di Assarredo Claudio Feltrin al Sole 24 Ore -. Ma è opportuno farlo ora, per essere pronti quando, tra 5-10 anni, queste condizioni si presenteranno». La strategia giusta è quella di investire in modo continuativo, attraverso partner locali affidabili, nel contract e nel retail. E cominciare dai Paesi che presentano un contesto abbastanza stabile economico, politico e di servizi.
Proprio per questo, circa un anno e mezzo fa FederlegnoArredo ha avviato un progetto di “esplorazione” in questi Paesi. «Ci muoviamo nel solco di quanto anche il Governo italiano sta facendo da tre anni a questa parte – spiega Alessandro Rossi, responsabile del Progetto Africa di Fla – ad esempio con l’apertura di uffici Ice in Sud Africa, Angola, Ghana, Etiopia e Mozambico, che funzionano da coordinamento anche di alcuni Paesi vicini».