Una città in fermento che ha sorpreso per le aree dedicate e gli stimoli creativi. In oscillazione tra fiera e Fuorisalone, la Design Week di Milano ha lasciato il segno nelle agende di chi sceglie i prodotti da lanciare
Ormai la ‘presenza’ degli eventi in città si è fatta di tale rilevanza da scardinare il normale ritmo di frequentazioni della settimana del Salone del Mobile di Milano. Sono soprattutto i buyer che lavorano a stretto giro con architetti e grandi progettisti a passare la maggior parte del tempo tra gli stand della fiera, mentre per chi fa ricerca sul campo sono le vie di Milano a rappresentare l’Eldorado del design mondiale. Lo confermano i dirigenti della catena di negozi parigini Silvera, per i quali “il Salone rimane una tappa prioritaria per incontrare i nostri partner”, così come per Simone Vago della Vago Forniture, avamposto nel cuore della Brianza in stretto rapporto con i migliori studi di architettura internazionali: “La fiera è l’appuntamento dove andare più che altro per fare network con i progettisti con cui poi lavorare in seguito”. Per Thommy Bindefeld dello storico e centralissimo Svensk Tenn di Stoccolma, gli equilibri si assestano sul 50% del tempo dedicato al Fuorisalone. Tutt’altro assetto per i negozi come The Future Perfect in Usa e The Frozen Fountain di Amsterdam, per i quali la media delle visite si orienta su un giorno in fiera e poi il resto della settimana al Fuorisalone. E per i direttori dello store olandese, la scoperta della città avviene a cavallo delle loro due ruote Rossignoli. La settimana del design milanese è quindi un palcoscenico ideale per chi fa ricerca nel campo della creatività. Ne dà conferma Marco Tabasso, co-curatore dello spazio Rossana Orlandi e dello splendido esperimento espositivo nel Museo Bagatti Valsecchi, diventato ormai una nelle tappe più importanti della kermesse meneghina. “La casa – spiega Tabasso – non è una realtà che nasce e rimane sempre coordinata. Negli anni, oggetti cominciano ad accumularsi e per noi lo spazio domestico deve rispettare il vissuto, usare materiali preesistenti… Non recycling ma upcycling. Esempio ne sono i pezzi Sander Wassink, Heewon Kim, Nacho Carbonell, Wonmin Park. C’è un grande interesse in questo momento per i pezzi in movimento, cangianti, che hanno fluidità. Come per i grandi lumi di Lasvit, interessanti anche per la ricerca di una tecnologia dal volto umano. Ho molto apprezzato i cristalli di Poetic lab per Lobmeyr e la componente di magica interazione, così come la presenza, di Maarten Baas e dell’Ecal, giocosa e divertente dimostra quanta voglia ci sia nella gente di operare un cambio di rotta”. Certo anche un clima favorevole ha galvanizzato gli animi, tanto da parlare apertamente di “rinascita per quanto riguarda l’affluenza e l’atmosfera” come afferma Vago. Per lui tuttavia, nonostante “vi sia un sentimento di ripresa, perché siamo stati inondati di presenze dai nuovi Paesi come India e Cina, il livello dei prodotti è stato abbastanza triste e scarico. Al Fuorisalone ho apprezzato molto l’istallazione di Baccarat, mentre trovo che Ventura Lambrate rappresenti una grande delusione, perché è già caro: se gli spazi si offrono a 3.500 euro, non riusciremo a dare spazio alla vera ricerca. Invece, dobbiamo attirare nuove teste e nuove idee, come è avvenuto nel nuovo distretto di Via San Gregorio”. Il prodotto più bello in assoluto? Per Vago, senza dubbio, il tavolo di Mario Bellini, ormai 80enne, per Meritalia. Anche a nord è stata apprezzata l’area di via San Gregorio con la sua mostra di WallPaper, come dichiara Thommy Bindefeld, marketing Director di Svenskt Tenn, cui aggiunge per bellezza e interesse, la presentazione di Michael Anastassiades per Flos, Moooi e Nendo per Cos. Per Paul e Fabienne Silvera, fratelli dirigenti di Silvera, prodotti che meritano sono il sofa Husky di Patricia Urquiola per B&B Italia (già presentato l’anno scorso), il sofa Bristol di Jean Marie Massaud per Poliform, la nuova linea di prodotti Hay, così come il secrétaire Luna di Patricia Urquiola per il nuovo brand Coedition. Sophie de Vocht e Dick Dankers di The Frozen Fountain ad Amsterdam, leggendaria vetrina della capitale olandese, dichiarano che “la Design Week è stata stimolante ed energizzante come ogni anno, e forse un poco di più grazie al tempo: ci ha veramente sorpreso la città, insolitamente ricca di proposte”.
Tra i prodotti apprezzati ci sono le creazioni di Magis, Moooi, dei designer Paul Heijnen e Piet Hein Eek, del nuovo brand da esterni Tog, così come le presentazioni di Maarten Baas ‘Baas is in town’ al nuovo distretto delle 5 Vie in centro, la mostra di Citizen alla Triennale, molto poetica e maestosa. Uno spazio da ricordare? “Certamente Rosanna Orlandi è il posto per noi fondamentale per trarre ispirazione”. Anche per David Alhadeff, direttore dello store The Future Perfect in Brooklyn e San Francisco, è stata grande la sorpresa di trovare una città in grande fermento. Tra i pezzi che David inserirà nelle sue show-room “le nuove collezioni di consolle e armadi di Piet Hein Eek, della designer Hagit Pincovici e dell’azienda Scp vista in fiera. Mentre al Fuorisalone ho trovato eccezionale il nuovo setting da Dimore Gallery così come Rosanna Orlandi è stato un highlight. Altre istallazioni speciali sono state quelle di Studio Glithero, della Galleria Nilufar, incredibile come sempre”. “C’era una bellissima energia” conclude Alhadeff. “E’ fantastico arrivare in un posto così trasformato dal design, da cui torniamo molto ispirati e anche stanchi”. Sicuramente un credito che Milano ha tutto l’interesse di difendere.
Di Patrizia Coggiola