È un momento di cambiamento per i mercati d’Oltralpe, con un consumatore che si fa più esigente e una fiera, Maison&Objet, che tenta di aggiornarsi ma
risente dell’attuale crisi politico-economica europea e russa.
Finito il primo ‘momento caldo’ delle fiere dell’arredamento, si tirano le somme dell’andamento di manifestazioni internazionali rese sempre più difficili dalle convergenze economiche, soprattutto dei Paesi europei, e politiche, è il caso della Russia. Inoltre, aumenta il numero di fiere che si pongono come competitor e che, piano piano, cambiano la portata dei flussi di visitatori e buyer dalle loro rotte storiche. Dopo Imm Cologne che ha visto, nel complesso, mantenere la sua rilevanza come fiera trade per il mercato tedesco e del Nord Europa, a Parigi, chi ci è stato, ha avuto la percezione di corsie e stand un po’ più deserti del solito. Non il modo migliore per festeggiare il 20esimo anniversario dalla sua nascita.
I numeri dell’edizione di gennaio hanno registrato 78.200 visitatori unici, tra buyer e professionisti, 129.430 visite totali delle quali il 49% di francesi e il 51% internazionali. In lieve crescita gli accessi da nazioni ‘long-distance’ come Asia-Pacifico e Americhe, dove Maison&Objet sbarcherà con due nuove edizioni: M&O Asia dal 10 al 13 marzo 2015 a Singapore e M&O Americas dal 12 al 15 maggio a Miami Beach. L’Asia ha, infatti, registrato un +28% di buyer, +23% dall’area del Pacifico, +5% dal Medio Oriente, +2% dal Nord America. Gli espositori a Parigi sono stati 3.194 dei quali il 45% francesi e il 55% internazionali.
Perché Parigi?
Alla fiera francese espone chi vuole raggiungere il mercato francese e del centro-nord Europa. Se Imm Cologne si è riconfermata quest’anno la fiera trade d’elezione per l’arredamento internazionale, Maison&Objet non riesce a liberarsi davvero dal suo localismo. “Noi siamo presenti sia a Colonia che a Maison&Objet”, afferma l’architetto Francesco Frates, direttore del brand Ligne Roset. “Alla fiera tedesca andiamo per entrare in contatto con i mercati internazionali e per fare new business, inoltre invitiamo tutti i nostri clienti monomarca del mondo. A Parigi, dove eravamo presenti con due stand, uno per Ligne Roset e uno per Cinna, vengono tutti i nostri concessionari francesi”. Per le aziende straniere Colonia è ciò che per gli italiani è il Salone del Mobile di Milano. “Il mercato francese – spiega Vasco Bussetti, amministratore delegato di Chelini – in realtà, comprende una moltitudine di mercati poiché è un territorio con forti caratterizzazioni regionali. La sua rilevanza, con Parigi che è tra le capitali dello stile, lo rende irrinunciabile per chi lavora nel mondo del lusso. Non va dimenticata, inoltre, la forte influenza che ancora oggi la Francia ha sul mercato del Maghreb”.
“Per noi è un mercato importante – aggiunge l’architetto Emiliana Martinelli, presidente di Martinelli Luce – che rappresenta il 40% del nostro fatturato. I francesi apprezzano i prodotti di design, ne è riprova l’accoglienza ricevuta in occasione della festa organizzata per i 50 anni di Pipistrello, disegnata da Gae Aulenti nel 1965. Partecipando alla manifestazione abbiamo potuto anche ampliare i nostri contatti”.
C’è poi chi è basato in Francia come Ligne Roset, per il quale il mercato locale rappresenta il 30% del fatturato totale, che nel 2014 è stato di 150 milioni di euro, mentre il 70% ormai è legato all’export. “Quindici anni fa – ricorda con rammarico Frates – le percentuali erano invertite”. I mercati richiedono approcci ad hoc, motivo per cui l’azienda che all’estero è presente solo con il marchio Ligne Roset, in Francia propone un secondo marchio ‘Cinna’, che punta molto su design e innovazione.
Fiere sovrapposte
Talmente vicine da sovrapporsi. E’ quanto è successo a gennaio per le edizioni di Imm Cologne (dal 19 al 25) e di Maison&Objet (dal 23 al 27). Un bene o un male per le aziende? E per i visitatori?
Per le aziende che, come Ligne Roset, espongono a entrambe le fiere le date ravvicinate hanno implicato una maggiore difficoltà organizzativa. Per i buyer, invece, è una scelta favorevole in quanto permette di ottimizzare tempi e costi di viaggio, passando direttamente da una città all’altra nella stessa settimana, frequentando così entrambi gli appuntamenti fieristici. “Diversamente – afferma Frates – dopo Colonia non pochi se ne tornerebbero a casa”. D’altronde, visitare una fiera è un costo e, se una scelta s’impone, molte aziende preferiscono non mancare ai Saloni di Milano, per quanto questi vedano protagonista il design e siano spesso considerati, dai marchi stranieri, più delle vetrine per i nuovi prodotti che luoghi per fare business. “Siamo stati espositori del Salone del Mobile per 30 anni – prosegue Frates – ma ora non lo siamo più. In periodi di crisi, quando è d’obbligo fare scelte, si investe in fiere che garantiscano un guadagno. Per le aziende italiane, invece, è anche una fiera trade”.
La distribuzione
Il mercato francese, con le sue diversità, viene affrontato con differenti approcci. Sono molti gli italiani che attivano collaborazioni con showroom, interior designer, grandi studi di architettura o department store, è il caso di Chelini e Martinelli Luce. C’è, poi, chi aggredisce il mercato locale, anche perché lì è di casa, come Ligne Roset che conta 50 monomarca sul territorio, su un totale di 200 a livello globale. E chi ritiene irrinunciabile presidiare la piazza francese con un flagship store a Parigi, come Cassina e Cappellini.
Riedizioni trendy
La tendenza dell’arredamento che accomuna un po’ tutti i mercati sono le riedizioni. Due impulsi spingono in questa direzione: la difficoltà legata alle tempistiche nel realizzare prodotti nuovi ogni anno e il desiderio di un’estetica che riprenda le icone con materiali nuovi, ad esempio quelli bio-compatibili. Ma non si tratta solo di prodotto.
Un nuovo consumatore
“Non basta più parlare di prodotto, che naturalmente deve essere sempre portato ai massimi livelli qualitativi – fa notare Bussetti – oggi il cliente vuole e pretende, giustamente, servizi e supporto. Oltre ad essere bravi produttori, dobbiamo essere ottimi commercianti e grandi comunicatori, e in questo i francesi hanno solo da insegnarci. E’ necessario essere sempre seri e professionali”.
Il consumatore sta cambiando. E’ la percezione condivisa degli imprenditori che interpretano il cambiamento, in parte, come conseguenza della crisi economica che ha colpito l’Europa, compresa la Francia. “Il nostro target medio-alto di cliente – spiega Frates – è oggi più attento e investe con più difficoltà 5mila euro in un divano. Cambia la modalità di acquisto che spinge il cliente verso l’online alla ricerca del un prodotto di qualità al miglior prezzo. Il negozio soffre e, se non svilupperà una visione più allargata in grado di coinvolgere architetti, studi di architettura, contract e progettazione, rischierà di chiudere. Il consumatore dello store monomarca è ormai diventato un addetto ai lavori”. Il cliente francese si rivela, dunque, più oculato nella scelta dell’oggetto di design che considera un investimento in termini di storia, di estetica ma soprattutto di stile autentico.
“Dobbiamo confrontarci con un mercato maturo, storico, capace, produttore, campanilista – conclude Bussetti – è un po’ l’eterna sfida con i cugini d’Oltralpe, per noi sempre molto stimolante”.
di Paola Cassola