C’è chi va all’estero con le valigie in stiva, perché si ferma per poche settimane e deve portarsi tutto dall’Italia, e chi può agevolmente muoversi con il bagaglio a mano, perché in Asia o in Medio Oriente è di casa e vi ha preso casa. Capita anche tra gli studi di architettura. Tra coloro che viaggiano con carico leggero c’è lo staff di One Works, studio fondato da Leonardo Cavalli e Giulio De Carli, che aprirà entro l’anno la nuova sede a Singapore, quarta in ordine temporale dopo quelle di Milano, Dubai e Londra. Si tratta di una decisione che i due progettisti hanno preso con l’obiettivo di proporsi a un mercato potenzialmente enorme, che va dal sudest asiatico e arriva al nord dell’Australia, proseguendo così una storia di successo iniziata trent’anni fa nel settore e dal 2007 con lo studio, per trasformarsi in crescita esponenziale a partire dal 2012, anno in cui One Works fatturava 5 milioni di euro; a fine anno arriverà a quota 20 milioni. Il boom è dipeso da due fattori: la svolta decisa verso i mercati esteri, intrapresa dopo lo scoppio della crisi del 2008-09, e la specializzazione acquisita nella progettazione di spazi legati alla mobilità. Cuore e cervello italiani, presenza diffusa nelle piazze più dinamiche del globo. Avere a Milano uno studio che progetta grandi opere internazionali, come la metropolitana di Doha o nove delle stazioni della metro di Dubai, rappresenta certamente un’occasione per le aziende interessate alle forniture, chiudendo contratti che garantirebbero anni di lavoro ben retribuito. Occorrono però carte in regola e capacità di offrire le necessarie garanzie al committente, e questo non sempre avviene. In altre parole, servono processi di integrazione che potrebbero prendere il via proprio da Milano, dove l’anno prossimo One Works aprirà la nuova sede da 1.600 metri quadrati in via Sciesa, zona Porta Vittoria, occupando lo spazio distribuito su due piani che fu di un’autofficina.
“Lo abbiamo concepito come un laboratorio del sapere condiviso – spiegano i due architetti – per tentare di ridurre la distanza tra progettazione e scelta dei prodotti, che spesso diventa causa di problematiche insuperabili e finisce per tenere le imprese italiane, leader nel design, al di fuori di progetti tanto allettanti quanto complessi”. Realizzare un nuovo divano o un letto è senz’altro diverso dal fornire materiali o soluzioni d’arredo per un aeroporto o una stazione ferroviaria. E le criticità emergono generalmente in corso d’opera. Può succedere per l’assenza delle necessarie certificazioni, per incomprensioni sulle esigenze di uno specifico mercato, ma anche per l’incapacità di applicare in architettura le grandi innovazioni proposte dalle aziende italiane o per la difficoltà nel combinare le caratteristiche delle superfici con quelle delle luci o delle coperture. “Il vero problema – affermano Cavalli e De Carli – non sta nei singoli elementi, ma nella loro unione per la realizzazione di uno spazio che vedrà transitare migliaia di persone. L’architettura non è design. Eppure l’architettura avrebbe voglia e necessità di inserire le innovazioni offerte dal design, ma non ha ancora capito come metterla a disposizione dei contractors”. Prendendo a prestito una metafora del cibo, si potrebbe dire che occorre coprire l’ultimo miglio, quello che separa produttore e consumatore, che nel food è rappresentato dalla grande distribuzione da cui l’Italia è tagliata fuori, mentre nell’architettura dei grandi spazi appare più come una difficoltà di comunicazione, la mancanza di un linguaggio condiviso tra progettista e azienda italiana, finendo così per penalizzarle dal punto di vista tecnico, avvantaggiando i competitor tedeschi e anglosassoni. E non c’è dubbio che la committenza, se il differenziale di spesa non fosse troppo marcato, preferirebbe un progetto più design oriented e con l’impronta del made in Italy. “Occorre lavorare fianco a fianco”, sintetizzano i fondatori di One Works. Non sarà forse il nuovo spazio di Milano a cambiare totalmente il corso della storia, ma un tentativo va fatto e la stessa storia di successo dello studio, costruita secondo una logica di sistema, dimostra che le probabilità aumentano se un progetto parte con solide fondamenta, dal momento delle decisioni iniziali. “Non è affatto banale – affermano – chiedere alle aziende di realizzare prototipi senza effettive chanches che questo sforzo le metta in posizione di favore per ottenere l’appalto. Lo studio diventa un luogo fisico per ottenere questa possibilità”. La location milanese è stata concepita come factory lab per testare le applicazioni ed effettuare eventuali modifiche prima della presentazione ai contractor, superando un limite tipico delle aziende italiane di design: alla grande attenzione per la qualità estetica non sempre corrisponde altrettanta preparazione sulle funzionalità o capacità di adattamento alle esigenze di specifici mercati, ad esempio quello mediorientale, che poi sono i più attivi nell’investimento in infrastrutture di trasporto e spazi commerciali. Così facendo, la filiera progettuale e produttiva italiana potrà far valere un punto di forza rispetto alla concorrenza dei colossi anglosassoni di architettura e ingegneria: la sua capacità di essere flessibile. “Attenzione però – avvertono Cavalli e De Carli – perché non puntiamo a creare un club di aziende.
L’obiettivo è quello di lavorare su pacchetti che comportano approfondimenti su materiali, tecnologie di montaggio, impiego su mercati specifici. Il focus è l’opportunità di formare la filiera attorno al progetto, che resta al centro dei nostri studi, definendo i prodotti sulla base del risultato ma con autonomia e indipendenza rispetto alle modalità di appalto”. Intanto One Works continua l’espansione. Lo studio oggi conta 150 collaboratori di cui 90 basati a Milano e 60 tra Venezia (dove lo studio ha firmato il progetto di ampliamento del terminal passeggeri dell’aeroporto Marco Polo, che una volta completato porterà la capacità dello scalo a 15 milioni di passeggeri l’anno), Roma, Dubai e Londra, in attesa di Singapore. Inoltre, One Works sta investendo in un progetto di start up sul tema della tecnologia associata al progetto e lo sta facendo in India, non tanto per ragioni di costi inferiori, quanto perché il Paese asiatico dispone di elevate competenze ingegneristiche e naturalmente di ottime potenzialità di mercato. Tra le altre opere in corso di realizzazione su progetto degli architetti di One Works spiccano The Market, shopping mall da oltre 25 mila metri quadrati nella Repubblica di San Marino, e il Transport Education Center di Doha, in Qatar, destinato a diventare il simbolo del cambiamento e dello sviluppo del Paese grazie a un ambizioso programma di infrastrutture di transito integrate.
di Andrea Guolo