Ha speso una fortuna per acquistare la terrazza di Le Corbusier a Marsiglia, destinandola a museo en plein air. Ora è patrimonio Unesco. Intuizioni e genialità di un creativo che sa mettersi in gioco e ha conquistato anche Cassina.
“Quando l’ho acquistata, mi pareva la realizzazione di un sogno. Poi ho pensato che questa terrazza fosse troppo bella per tenerla soltanto per me. Dovevo condividerla”. Ora-Ïto osserva la ‘sua’ Marsiglia, col mare all’orizzonte, dall’alto della Cité Radieuse, l’enorme complesso residenziale capolavoro dell’architettura brutalista progettato nel 1945 da Le Corbusier. Nel 2010, sapendo che l’ultimo piano era in vendita, non ha avuto dubbi e se l’è comprato. “Mi è costato diversi milioni”. Non rivela la cifra esatta, ma le cronache riportano che soltanto i lavori di restauro sarebbero costati sette milioni di euro cofinanziati dal designer, marsigliese di nascita e parigino d’adozione, assieme ai proprietari dell’edificio e con un contributo pubblico. Occorre poi tener conto della spesa iniziale, quella per l’acquisto, che costrinse l’allora trentatreenne, già affermato autore di icone come la bottiglia in alluminio della birra Heineken, a vendere l’abitazione di Parigi e una ricca collezione d’arte contemporanea. Una follia. Talvolta, però, i colpi di matto vengono premiati dalla fortuna, oppure l’apparente follia altro non è se non la capacità di intuire ciò che potrebbe accadere. Così, un anno fa, il palazzo di Le Corbusier è stato dichiarato dall’Unesco ‘patrimonio mondiale dell’umanità’. Intanto però l’idea di Ora-Ïto, al secolo Ito Morabito, si è concretizzata in MaMo, acronimo di Marseille Modulor, primo centro d’arte contemporanea en plein air con esposizioni limitate alla bella stagione. L’ultima del 2016 è stata dedicata all’optical art di Felice Varini.
Con l’aiuto di uno o due sponsor (il rapporto più consolidato è quello con Audi), Ora-Ïto è riuscito nel suo intento di rendere l’arte contemporanea una forma di cultura accessibile a tutti, totalmente gratuita. Convincere gli artisti a esporre in una terrazza non è stato poi così difficile… “Il lavoro più duro, in fondo, lo aveva fatto Le Corbusier con la progettazione”, ci spiega, sorridendo e aggiungendo che lo sforzo organizzativo, assunto in prima persona, viene ripagato dalle relazioni che si creano tra design e arte. “Ho relazioni costanti con tutti coloro che hanno esposto a MaMo, a cominciare da Daniel Buren con cui ho successivamente collaborato. L’arte ti apre mille direzioni”. Attenzione però a non scambiare Ora-Ïto per un semplice mecenate… Quest’anno, al Salone del Mobile, festeggia il ventesimo anno di carriera nel design con la presentazione della lounge chair Venus, prodotta dall’azienda marmorea Citco, e intanto nello stand di Cassina sarà esposta la Ico chair, lanciata un anno fa proprio a Milano, che dopo aver raccolto grandi consensi sta ora dando i risultati attesi anche in termini economici. La realizzazione della Ico è stata particolarmente complessa. “Quattro anni di progettazione, quattordici prototipi prima di arrivare all’approvazione definitiva”, ricorda il designer. “Ma ne è valsa la pena. Con Cassina è possibile che si arrivi a un nuovo prodotto per il Salone 2018”. Per Ora-Ïto si sono intanto aperte le porte del Centre George Pompidou, che ha selezionato sei pezzi rappresentativi da lui ideati, tra cui proprio la Ico di Cassina, inserendoli nella sua collezione permanente. Gli altri cinque? La bottiglia Iconik per Heineken, quella della fragranza best seller Idylle di Guerlain, la lampada One Line prodotta da Artemide, la seduta Eva di Zanotta e la creazione di art de la table Arborescence a marchio Christofle. “Strano… avessi dovuto decidere io, avrei scelto esattamente le stesse cose”.
di Andrea Guolo