I monomarca a gestione diretta? “Un passo necessario per trasmettere con coerenza i valori del brand” spiega Pasquale Junior Natuzzi, anticipando il piano aggressivo di nuove aperture negli Usa.
Nato come specialista del divano, evoluto in marchio lifestyle, il gruppo Natuzzi sta ora completando il terzo step del processo di trasformazione per affermarsi come global retail engaging brand, in dialogo diretto con il consumatore finale attraverso i negozi monomarca dos. Per la società con sede a Santeramo in Colle (Bari) si tratta di un passaggio impegnativo ma sostenibile. “Il gruppo è solido, la posizione finanziaria netta è positiva e la nostra famiglia continuerà a investire nell’attività” spiega a Pambianco Design Pasquale Junior Natuzzi, seconda generazione e figlio del fondatore tuttora alla guida del colosso mondiale dell’imbottito in pelle, con un consolidato 2015 di 488,5 milioni di euro. “Ci sono i presupposti per proseguire con piani concreti, che sono già elaborati e che verranno presentati al mercato nei prossimi mesi”.
L’investimento nel retail è una risposta alla crisi del wholesale?
Assolutamente no. Risponde alla necessità di trasferire al consumatore tutti quegli elementi intangibili che compongono l’identità di un brand. Al di là del prodotto, i marchi del gruppo Natuzzi possiedono dei contenuti, dal posizionamento alto al concetto di lifestyle brand italiano, che devono essere comunicati correttamente al cliente finale e pertanto il retail diretto costituisce la chiave di svolta della nostra azienda. Ciò vale per quei mercati dove siamo entrati fin dall’inizio con progetti monomarca, come la Cina, ma anche per quelli in cui abbiamo una lunga storia di wholesale come gli Stati Uniti, con un piano particolarmente aggressivo di nuove aperture che inizia da Paramus in New Jersey per proseguire con il secondo negozio a Manhattan, quindi in Florida a Palm Beach e poi in Texas, California e a Chicago.
In Cina come vi state muovendo?
Abbiamo avuto la fortuna di entrarvi in tempi non sospetti e con una strategia di sviluppo ben definita, evitando di scivolare nel private label o nel made to measure che avrebbero compromesso la nostra brand identity. Ci rivolgiamo peraltro a un consumatore cosmopolita, costantemente in viaggio, e vogliamo offrirgli un’esperienza di marca coerente in tutti i punti vendita del globo. Siamo molto soddisfatti delle performance e il mercato cinese resta uno dei traini dello sviluppo di Natuzzi.
Quanto pesa oggi la produzione made in Italy?
Siamo attorno al 50% del totale. La delocalizzazione è stata una mossa necessaria per seguire il mercato, accorciando il time-to-market soprattutto verso gli Stati Uniti e l’America Latina, ma vorrei precisare che il gruppo non ha mai pensato di andare all’estero per ridurre i costi o aumentare la marginalità; la principale preoccupazione di mio padre è sempre stata la creazione di posti di lavoro nel distretto delle Murge. La presenza con stabilimenti produttivi in Cina, Brasile e Romania ci consente oggi di riportare occupazione in Puglia e Basilicata.
Dal divano ai complementi d’arredo, poi l’ambiente bedroom… come procede il piano di sviluppo dei nuovi prodotti?
La volontà di portare il nostro business da slow moving a fast moving ci sta spingendo a sviluppare prodotti e complementi che abbiano un alto contenuto di design, tecnica e funzionalità, a un prezzo ragionevole, con opportunità di crescita nel canale online.
di Andrea Guolo