Nell’anno del nuovo tentativo di rilancio dell’attività, e in presenza di un piano industriale 2014/16 (che punta ad azzerare le perdite già nel quarto trimestre del 2014), arriva il dato peggiore della storia della Natuzzi. Secondo quanto riportato oggi dal Corriere del Mezzogiorno, la società basata a Santeramo in Colle, ha chiuso il 2013 con una perdita di 68,4 milioni, quasi triplicata rispetto al negativo di 26 milioni del 2012.
“Il risultato netto d’esercizio, pari a una perdita di 68,6 milioni — riporta Natuzzi in una nota del bilancio — è principalmente dovuto agli stanziamenti derivanti dal piano di ristrutturazione Italia previsti dall’accordo del 10 ottobre 2013 (tra cui gli accantonamenti destinati a incentivare l’esodo volontario di 600 collaboratori). Della perdita complessiva, 28,4 milioni sono derivanti da oneri straordinari di ristrutturazione”.
Nel 2013, inoltre, è calato anche il fatturato a 451,2 milioni, ovvero il 3,8% in meno rispetto al 2012 quando i ricavi hanno raggiunto 468,8 milioni. Dal punto di vista occupazionale, la società in Italia conta ancora 1.500 esuberi su 2.500 occupati. Di questi circa 500 sono in cassa integrazione a zero ore, mentre il resto è a rotazione. La settimana scorsa, inoltre, a Roma si è tenuto un incontro per verificare lo stato d’attuazione del piano di ristrutturazione. Sempre secondo Corriere del Mezzogiorno, ci sarebbero due imprese del nord Italia e due di Bari che hanno manifestato il proprio interesse e presentato i relativi studi di fattibilità per costituire le due newco alle quali Natuzzi potrà trasferire alcuni segmenti della produzione.
“Il 2013 – ha dichiarato Pasquale Natuzzi, patron del gruppo – è stato un anno importante durante il quale abbiamo finalizzato il grande lavoro svolto nel triennio appena trascorso e che ha portato all’elaborazione del Business Plan 2014-16. Un anno dedicato alla riorganizzazione, all’innovazione di prodotto e di processo e agli stanziamenti legati alla ristrutturazione. Il 2013 chiude un percorso iniziato nell’ultimo decennio che ha visto il gruppo totalmente impegnato nella sfida impostaci dalla globalizzazione”.