È firmato dallo studio milanese Peregalli il progetto della nuova location di Carlo Cracco in Galleria a Milano che segna il trasferimento dalla storica sede di via Victor Hugo. Non solo ristorante, ma anche cafè, pasticceria, cioccolateria, cantina e salone privato per questo nuovo spazio che accoglierà i clienti tutti i giorni, dalle 8 del mattino a sera inoltrata, dalla prima colazione al dopo teatro.
Un progetto importante anche nei numeri: oltre 1000 metri quadrati, un canone di affitto da un milione l’anno, 50 i coperti al piano terra, déhors incluso, 50 al primo piano, e fino a 100 posti seduti e 150 in piedi per il secondo livello.
Gli architetti Laura Sartori Rimini e Roberto Peregalli hanno progettato un luogo che racchiude una forte legacy architettonica che spazia dalla seconda metà dell’800 a Gio Ponti coniugandola con lo stile milanese sobrio e raffinato. Punto di partenza le corrispondenze con la galleria fatte di trabeazioni, lesene, bassorilievi, grottesche, mosaici oltre al metallo della cupola.
Al piano terra, al Cafè, le pareti sono in stucco, dipinte a mano con un motivo a damasco che ricorda i disegni di Fortuny. Il pavimento in mosaiuco è in accordo cromatico con l’esterno, il grande bancone-bar della fine dell’800 è stato trovato a Parigi. Di grande impatto l’ascensore, che ad ogni piano subisce una metamorfosi per sintonizzarsi con l’ambiente circostante, costruito interamente in ferro e decorato a finto bronzo con inserti in vetro al piano terra, in specchio e metallo dorato al primo piano, infine dipinto con una patina scursa in cantina.
Al primo piano, una sala d’accoglienza rivestita con una boiserie grigio-azzurra e una carta da parati dipinta a mano a grandi corolle floreali fa da introduzione al Ristorante, articolato in tre sale e due privé. A sottolineare il protagonismo delle grandi finestre sull’Ottagono e la Galleria un’architettura a bassorilievo di archi e lesene che incorniciano grandi specchi anticati moltiplicano le prospettive, appliques in metallo e alabastro diffondono una luce soffusa, la moquette ocra e marrone a motivo floreale sembra uscita dall’Atelier Martine di Paul Poiret. A ridosso degli specchi, un omaggio all’arte milanese del 900 con tre piatti in ceramica appesi, courtesy della galleria Robilant-Voena.
Per lo scenografico Fumoir lo Studio ha pensato ad bancone in mogano e zinco, bottiglieria con specchio ed elementi nichelati di gusto Art Déco messi in risalto da pareti rivestite in filato metallico verde muschio.
Se ogni piano ha la sua cucina, è qui che si trova la più importante, con piastrelle su disegno di Gio Ponti, giallo zafferano, bianco e nero. E sempre ispirati a Gio Ponti sono i servizi di piatti di Richard Ginori, ideati dagli architetti e realizzati appositamente per Cracco, in tre varianti di colore coerenti con la palette dominante nei diversi piani.
Il secondo piano, cui si accede privatamente dal cortile affacciato su via Pellico, è riservato alle occasioni speciali: concepito come uno scenario teatrale, permette di creare ogni volta un ambiente su misura, grazie all’assenza di arredi fissi, fatta eccezione per il grande bancone del bar in marmo di Levanto degli anni ’20. Una hall/guardaroba di colore verde scuro in lacca e tessuto conduce a un unico ampio spazio, la Sala Mengoni, dalle pareti coperte da una resina speciale a rilievo a doppio disegno, con un effetto di ferro argentato. Il pavimento è in seminato, il recupero di un affresco ottocentesco con un motivo di putti ha suggerito i decori degli altri soffitti. Ancora una volta il posizionamento degli specchi crea tutta una serie di rimandi e riflessi in un incessante dialogo con la cupola della Galleria.
Nel seminterrato la cantina, dalle pareti rosso lacca e la scaffalatura in legno d’abete, ospita oltre 2000 etichette e oltre diecimila bottiglie.
Tutti i materiali, tutti gli arredi fino al minimo dettaglio sono opera di imprese artigianali altamente specializzate. Un’attenzione particolare è stata riservata all’illuminazione, diffusa, quasi teatrale, e all’acustica, grazie a pannelli fonoassorbenti e all’insonorizzazione totale del secondo piano.