Il settore dei mobili per ufficio ha registrato nel 2016 una crescita dell’11% sul mercato interno pur non beneficiando del bonus mobili (la cui applicazione è riservata agli arredi acquistati per le abitazioni). Secondo i dati FederlegnoArredo, infatti, l’exploit è dipeso da un ritorno agli investimenti da parte delle aziende per il rinnovo o l’ampliamento degli propri ambienti di lavoro, anche grazie alla diffusione di nuovi modelli organizzativi, più flessibili, e di fenomeni come il co-working o lo smart-working, che richiedono soluzioni personalizzate.
I nuovi fenomeni hanno spinto le società produttrici di arredi per l’ufficio a ripensare la propria offerta. Secondo FederlegnoArredo, nel 2016 la produzione nel complesso è aumentata del 7,5% rispetto al 2015, raggiungendo un valore di 1,2 miliardi di euro. Da notare che l’incremento della produzione destinata al mercato italiano è superiore a quella rivolta all’estero (+2,6%) anche a seguito della ridotta richiesta da parte del Medio Oriente.
Fenomeno confermato dagli analisti di Csil (Centro studi industria leggera) il cui studio, ripreso dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore, ne individuano la causa principale nel crollo del prezzo del petrolio che ha fermato molti progetti immobiliari in corso soprattutto negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita.
Le elaborazioni Csil, però, si fondano su una base merceologica differente rispetto a quella presa in considerazione dal Centro studi di FederlegnoArredo (che comprende, oltre ai mobili per ufficio in senso stretto, anche sistemi per gli ambienti di lavoro, come le pareti). I dati finali risultano perciò differenti. Per Csil, dunque, lo scenario è più negativo sul fronte delle esportazioni, con un calo del 5,8% rispetto all’anno precedente, dovuto soprattutto al dimezzamento del mercato mediorientale e alla situazione ancora difficile sul mercato russo, che dal 2011 a oggi ha perso oltre un terzo del valore per i prodotti italiani, scendendo da 32 a 10 milioni di euro.
Le grandi commesse sono infatti una voce importante per il settore ufficio: il contract vale oggi circa il 30% del fatturato del comparto. È facile dunque capire come l’andamento delle vendite possa subire oscillazioni anche molto forti da un anno all’altro. Così si spiegano dunque i tonfi registrati in Arabia Saudita e negli Emirati (dimezzate secondo i dati Csil), ma anche gli ottimi risultati messi a segno negli Stati Uniti (+43%), che diventano il primo mercato per le aziende italiane e nel Regno Unito (+29%), Paesi dove hanno sede, non a caso, i maggiori studi di architettura e progettazione internazionali.
Le previsioni per il 2017 risultano incerte. Csil prevede un aumento della produzione attorno al 3%, con un mercato interno ancora in espansione attorno all’1%, ma con alcune ombre sui mercati più promettenti, anche per questioni di natura geopolitica. È il caso dell’Iran, che al momento non rappresenta volumi particolarmente elevati, ma che ha grandi potenzialità, ora messe a rischio dalle frizioni con la nuova amministrazione degli Stati Uniti.