Viaggio tra le ‘case’ nazionali: dall’attesissimo Padiglione Italia, realizzato internamente da Paolo Castelli, a quello di Montecarlo ‘firmato’ da tre aziende toscane.
Le aspettative sono alte. Expo 2015, dall’inizio di maggio, rappresenta per ogni nazione l’occasione per esprimere la propria identità in ambito food e la propria idea di sostenibilità. Molti dei padiglioni edificati a Milano sono stati affidati, per la realizzazione degli interni, a imprese italiane, scelta legata alla felice combinazione tra presenza sul territorio della manifestazione e specializzazione acquisita dalle nostre aziende nelle forniture per il contract.
PADIGLIONE ITALIA
L’Italia ha scommesso su Expo 2015 come punto di partenza per il rilancio della propria immagine internazionale e il suo Padiglione dovrà, di conseguenza, esprimerne tutte le caratteristiche con modalità innovative ed emozionali. Nell’area di Rho-Pero si lotta contro il tempo per ultimare il progetto ideato da Nemesi&Partners, lo studio romano noto per aver ‘firmato’ tra gli altri il villaggio olimpico di Sochi in Russia e quattro aeroporti cinesi (Hainan, Harbin, Wuxi e Hongqiao), che ha superato la concorrenza di altri 67 progettisti con il suo concept di ‘foresta urbana’ dalla ‘pelle’ ramificata come involucro esterno, tessitura di linee che genera alternanze di luci e di ombre, vuoti e pieni. Principi di sostenibilità e impatto zero hanno guidato la scelta delle tecniche di edificazione di Palazzo Italia, realizzato con una copertura di vetro fotovoltaico e con un cemento dalle proprietà fotocatalitiche che, a contatto con la luce del sole, consente di ‘catturare’ alcuni inquinanti presenti nell’aria trasformandoli in sali inerti e contribuendo così a liberare l’atmosfera dallo smog. Gli interni di Padiglione Italia sono stati realizzati dall’azienda bolognese Paolo Castelli, 40 dipendenti e 14 milioni di fatturato nel 2014 (e obiettivo 18 milioni per l’anno in corso), con un progetto da sette milioni di euro. Cosa vedremo a Expo? “Non posso anticipare molto – spiega Castelli – anche perché i progettisti con cui operiamo sono vulcani di idee e le cose cambiano in fretta. State certi che, una volta completato, Padiglione Italia sarà qualcosa di veramente emozionante, con un apporto tecnologico probabilmente inedito e un ruolo caratterizzante dell’illuminazione proveniente da installazioni realizzate ad hoc. È una costruzione ciclopica che vede al lavoro quotidianamente circa 3.500 persone e che, ci tengo a ricordarlo, sarà l’unica destinata a rimanere in piedi dopo la fine di Expo. Ed è tutta made in Italy”. La specializzazione nel contract ha permesso a Castelli di poter gestire in contemporanea la realizzazione di altri due padiglioni nazionali all’esposizione, quelli di Iran e Montenegro, grazie a un modello di business flessibile e che si fonda sull’affidamento della realizzazione dei lavori a una rete consolidata di imprese artigiane, per lo più bolognesi. Per Padiglione Italia, i compiti esecutivi sono stati suddivisi con il coinvolgimento di un partner, Na.Gest, cui ha affidato la realizzazione di pavimentazioni, pareti e controsoffitti, mentre Castelli si è occupato direttamente di allestimenti, illuminazione e attrezzature audio/video.
PADIGLIONE PRINCIPATO
Il padiglione del Principato di Monaco è stato concepito dall’architetto italiano Enrico Pollini come una grande tenda, simbolo di accoglienza, fatta di container sovrapposti e rivestiti da un giardino pensile alimentato con un sistema di raccolta di acque piovane. Nella realizzazione degli interni c’è una forte impronta toscana. L’area Vip è stata curata da Chelini, azienda fiorentina con una storia centenaria nella produzione di mobili e complementi d’arredo, che per questa linea dedicata si è ispirata al lusso delle imbarcazioni degli anni Cinquanta, al design e ai colori di quel periodo, identificativo della vita stessa del Principato. Gli arredi per il bagno sono di Antonio Lupi, azienda specializzata della provincia di Firenze, e l’illuminazione a cura della lucchese Cantalupi, leader nella progettazione e produzione per le luci degli yachts. A completare il quadro degli interni c’è la presenza della brianzola Riva 1920, specializzata nella realizzazione di mobili ecologici in massello, che si è occupata dell’area ristorante. C’è, infine, un tocco di fashion italiano nelle divise dello staff monegasco a Expo, realizzate dalla designer Chicca Lualdi.
di Andrea Guolo