La rivoluzione green porterà benefici non solo dal punto di vista ambientale, riducendo l’emissione di co2 nell’aria, ma anche da quello del design automobilistico, stimolando i designer a creare nuove estetiche adatte al moderno tipo di trasporto.
Sono circa 1,2 milioni le auto elettriche nel mondo. Una cifra irrisoria rispetto a un parco macchine circolante che si aggira sugli 1,2 miliardi, ma in continua crescita. Nel 2015, infatti, sulle strade c’erano 745mila auto elettriche, nel 2010 erano 16mila e, dieci anni fa, nel 2006, erano poco più di un migliaio. Questi alcuni dati emersi dal rapporto Global EV Outlook 2017 stilato dall’International Energy Agency (Iea), i quali hanno messo in luce come nel 2016 le immatricolazioni a emissioni zero siano state oltre 466mila (325mila nel 2015 e 190mila nel 2014), di cui oltre la metà (257mila) nella sola Cina, in pole position per quanto riguarda la presenza di auto elettriche, tanto da contarne quasi 500mila, ovvero poco meno della metà circolante sull’intero globo. La mobilità 100% elettrica sta quindi vivendo un pieno sviluppo, la cui cartina di tornasole sono tanto i numeri in crescita quanto le disposizioni politiche dei giganti dell’inquinamento, come l’India, che ha annunciato di voler arrivare a vendere solo auto elettriche entro la fine del prossimo decennio, nell’ottica di ridurre l’emissione di Co2. Di riflesso, diversi sono gli attori che si stanno impegnando nella realizzazione e produzione di auto elettriche, cogliendo l’opportunità sfidante d’innovare, insieme alla tipologia di propulsione, anche il design. C’è chi parte dal foglio bianco, sviluppando estetiche innovative, e chi, invece, coglie gli stimoli di oggi per modernizzare i modelli di ieri. Il tutto sempre tenendo bene a mente le attuali esigenze di mobilità e, soprattutto, l’appeal estetico. più spazio grazie al CONCEPT L’elettrico ha mosso anche Jaguar che, in occasione del Car Design Award 2017, ha visto trionfare, nella categoria Best Concept Car, la sua prima vettura elettrica. L’I-Pace, concept oggi e auto di serie nel 2018, rappresenta infatti l’inizio di un nuovo corso sempre più improntato verso la sostenibilità elettrica. Sostenibilità che, se da un lato incide sulla propulsione, dall’altro provoca un impatto sull’estetica dell’automobile stessa. “L’auto elettrica dà molta libertà in termini di design, questo perché i motori sono collocati tra le ruote e la batteria è posta tra gli assi in posizione molto ribassata, così da ridurre il baricentro e migliorare l’agilità del veicolo”, ha spiegato a Pambianco Design Adam Hatton, Jaguar creative director exterior design. “L’I-Pace ci ha fornito un’ottima opportunità in termini di sviluppo creativo. Infatti, poiché non c’è motore nella parte anteriore dell’auto, abbiamo potuto spostare in avanti l’occupante, così da avere un maggiore spazio interno, proprio come un cab-forward. La cosa davvero sorprendente è che, con queste proporzioni, abbiamo ottenuto, in un’unica auto, la lunghezza di una Xe e lo spazio interno di una Xj”. Il concept è stato il punto di partenza anche per Volvo che, dalla sua 40.2, ovvero la “piccola berlina”, basata sulla nuova piattaforma Cma (Compact Modular Architecture) che permette di integrare sia la tecnologia di propulsione ibrida sia quella totalmente elettrica, svilupperà, presumibilmente, uno dei primi due modelli totalmente elettrici della casa automobilistica, che vedrà la luce nel 2019. A seguire, Volvo prevede lo sviluppo di tutta la gamma in elettrico e, dal 2023, smetterà di studiare nuovi modelli diesel, pur continuando a vendere quelli già esistenti, sviluppando così un’offerta che comprenda elettrico, ibrido e benzina. “La decisione di non elettrificare le vetture esistenti ma di produrne di nuove nasce da due esigenze”, ha detto a Pambianco Design Michele Crisci, presidente e AD di Volvo Car Italia. “La prima è la dislocazione della batteria, che è completamente diversa da quella del motore e necessita di piattaforme studiate ad hoc. La seconda sta nel fatto che noi non vogliamo produrre delle semplici auto elettriche, ma delle Volvo elettriche che pertanto devono rispettare al 100% gli standard di sicurezza dell’azienda e quindi abbiamo la necessità di ridisegnarle completamente”.
SICUREZZA IN PRIMIS
L’approccio sostenibile di Volvo rientra in una strategia più allargata, la Vision 2020, ovvero l’interpretazione della casa automobilistica del concetto di mobilità sostenibile. Il progetto si pone come obiettivo la costruzione di vetture efficienti, sia da un punto di vista ambientale che in termini di sicurezza, auto a bordo delle quali nessuno possa rimanere ferito o perdere la vita. “La guida autonoma – come spiegato da Crisci – ricoprirà nel futuro un ruolo cruciale in questo senso poiché consentirà, grazie al supporto di infrastrutture ambientali adeguate, l’eliminazione di incidenti stradali e, di conseguenza, un alleggerimento in termini di struttura della vettura. A quel punto, le motorizzazioni elettriche avranno una resa straordinaria”. La combinazione sicurezza, design e alimentazione elettrica è propria anche dell’antesignana Tesla, il cui sistema di Autopilot consente una riduzione pari al 40% degli incidenti stradali. Sia la Model X che la Model S, infatti, sono dotate di diversi sensori che, insieme alle informazioni fornite dal sistema Gps, consentono una guida autonoma di livello 2 (automazione parziale) e che, nel futuro, costituiranno la base di una completa guida autonoma. Questi sensori includono otto videocamere che forniscono una visibilità a 360° in un raggio di 250 metri, dodici sensori a ultrasuoni e un sistema radar per fornire ulteriori dati sull’ambiente circostante. A riconoscerne l’impatto percentuale sulla sicurezza in termini di incidenti stradali è stata la Nhtsa (National Highway Traffic Safety Administration), l’agenzia governativa statunitense il cui compito è stabilire gli standard di riferimento per la sicurezza su strada, che ha anche premiato la Model X con il più alto punteggio in termini di sicurezza dell’autovettura in caso di incidenti. Come riportato da Tesla, la Model X è il primo suv a cui la Nhtsa ha conferito tale risultato, raggiunto anche grazie alla batteria a pavimento che ne abbassa il baricentro, riducendo, conseguentemente, il pericolo di rollover. Inoltre, senza un motore a combustione, il bagagliaio anteriore rappresenta un’enorme zona di assorbimento degli urti.
E-MOBILITÀ IN CITTÀ
Le restrizioni di mobilità (Ztl, Area C, etc) e la penuria in termini di posti auto, unitamente a una più alta concentrazione di colonnine elettriche, fa sì che la città sia il prolifico ecosistema dell’auto elettrica. Cogliendo l’opportunità di sviluppo, la svizzera Micro Mobility Systems, celebre soprattutto per la produzione di monopattini, ha deciso di riportare alla vita l’Isetta, la prima due posti a basso consumo, rimodernandola e ribattezzandola Microlino. “Volevamo creare un veicolo che non fosse solo pratico ed eco-friendly, ma anche un vero e proprio oggetto del desiderio”, ha spiegato a Pambianco Design Oliver Ouboter, COO dell’azienda. “Siamo convinti che i motori elettrici siano il futuro. Questi occupano molto meno spazio rispetto a quelli a combustione e pertanto abbiamo potuto inserirne uno piccolo e al tempo stesso potente tra le ruote posteriori dell’auto e installare le batterie sotto il sedile, ottenendo il massimo spazio interno disponibile. Inoltre, poiché ispirati dalle bubble car degli anni ‘50, volevamo ricreare un’auto moderna con uno charme retrò e l’elettrico ci ha permesso di migliorare sensibilmente il vecchio design. Abbiamo potuto mantenere la forma a lacrima del corpo, pur incrementando la stabilità e la tenuta della strada”. La realizzazione dell’auto, che verrà messa in commercio nel 2018, sarà resa possibile grazie alla joint venture con la Tazzari Ev di Imola, al cui attivo ha oltre dieci anni d’esperienza nello sviluppo e produzione di auto elettriche. Nel 2006, infatti, l’azienda ha dato vita al Progetto Zero con l’obiettivo di rivoluzionare la mobilità cittadina, creando auto al 100% elettriche. Tra i progetti totalmente elettrici e italiani, si colloca anche quello di Estrima, azienda fondata a Pordenone nel 2008 con l’obiettivo di dare vita a Birò, il piccolo personal commuter elettrico a quattro ruote. “Il nostro obiettivo primario era quello di fornire una soluzione che permettesse di agevolare la vita delle persone nel traffico cittadino”, ha spiegato a Pambianco Design Matteo Maestri, fondatore e AD di Estrima. “Avevamo la necessità di creare un mezzo che fosse meno ingombrante, così d’agevolarne il parcheggio, e meno inquinante, così che potesse entrare in città senza limitazioni. Il connubio di questi elementi ha portato alla nascita di Birò”. Questo infatti, con le sue dimensioni ridotte (1,72 x 1,03), occupa lo spazio di uno scooter, pur trasportando conducente e passeggero uno accanto all’altro, proprio come in una qualsiasi auto. La vettura è composta da due motori Brushless elettrici collocati sulle ruote posteriori senza usare sistemi di trasmissione, eliminando così pesi aggiuntivi e costi di manutenzione. A ciò si aggiunge la batteria Re-Move, estraibile e pertanto ricaricabile ovunque senza l’intralcio dell’intero mezzo. Ma ciò che più colpisce dell’intera struttura è la sua quasi completa trasparenza. L’abitacolo infatti gode di ampie superfici trasparenti, per una visuale a 345°.
di Sabrina Nunziata