Piero Lissoni, Carlo Colombo, Antonio Citterio: Tre grandi architetti raccontano la progettualità dell’ambiente domestico più complesso. Perché tecnologia, criticità costruttive e tendenze sociali cambiano il modo di viverlo. E di immaginarlo
Oltre a stoviglie, elettromestici e cibarie, la cucina è l’ambiente domestico più complesso, dove la bellezza deve fare i conti con l’importanza operativa del luogo. Per descriverne i segreti, Pambianco Design ha fatto parlare tre grandi architetti: Piero Lissoni, Carlo Colombo e Antonio Citterio.
COME AL RISTORANTE
Il percorso professionale di Piero Lissoni inizia dalle cucine. Appena laureato, nel 1986, viene “bloccato” da Paolo Boffi che lo aveva notato quand’era assistente in uno studio di progettazione durante gli studi, e lo nomina art director. “Di tutto quel mondo, così complicato, non ne sapevo nulla. Mi sono dovuto adattare”, racconta l’architetto di Seregno (Monza), oggi tra i progettisti più quotati della scena internazionale con applicazioni che spaziano dalle luci (Flos) alle sedute (Living Divani, Cassina, Poltrona Frau) fino alle maniglie per le porte (Olivari) e agli accessori da bagno (Alessi, per cui ha anche disegnato un orologio). Le complessità dell’ambiente kitchen, secondo Lissoni, si riassumono in due elementi: acqua e variazioni di temperatura. “La cucina è una fabbrica, un laboratorio dove avviene la trasformazione di ingredienti in cibo. Questo comporta delle criticità e trent’anni dopo sto ancora imparando a gestirle. La mia visione? Ho sempre cercato di portare a livello domestico i contenuti, la tecnologia e la bellezza delle cucine professionali”. Uno dei passaggi più complessi è stata l’applicazione delle griglie a filo con il piano di lavoro, soluzione che permette a chi cucina, come avviene nei ristoranti, di operare per trascinamento senza dover sollevare le pentole: poiché il gas formava una pericolosa zona di sottovuoto, ci fu un lungo confronto con i produttori di elettrodomestici, che dovettero studiare una soluzione ad hoc. “Spesso è un dialogo tra sordi, ma alla fine i risultati arrivano. Se l’estetica degli elettrodomestici negli ultimi anni è così migliorata, forse è anche un po’ merito di noi designer”. Il merito però finisce qui, perché Lissoni sostiene che la vera capacità innovativa nel mondo cucine dipende dal mobilificio, dalla sua capacità di trasmettere input e tenere aperto un dialogo per centrare l’obiettivo. “Se questo avviene, allora i materiali si fondono in un prodotto i cui elementi di innovazione sono dati dai materiali stessi. La nuova cucina Boffi, architettonica e a tratti estrema, che portiamo quest’anno a Milano, è stata concepita come se fosse un telaio d’automobile: su quella base possiamo effettuare accostamenti inediti, ad esempio un legno fossile con un acciaio di nuovissima generazione. Aspettate e vedrete”.
DESIGN PURO? MAI!
La funzionalità è al centro della progettazione di Carlo Colombo in ambito cucina e della sua consolidata partnership con Varenna. “Non voglio certo realizzare un oggetto bello ma fine a se stesso, non mi interessa l’autocelebrazione del progettista! Ciò che importa davvero è cogliere sinergie, con il dna dell’azienda da un lato e, dall’altro, con quel che chiede la vita quotidiana. Sicuramente mi è stato utile aver disegnato elettrodomestici per Franke, per cui conosco l’aspetto della tecnicità, ma anche tutta l’attività di interior e architetto, che mi permette di capire come una cucina, una volta inserita in un progetto reale e non interpretata come design puro, sia effettivamente migliorabile, ottenendo un connubio di estetica e praticità”. Al designer, per diventare un efficace interprete dell’evoluzione di questo ambiente, basterà applicare correttamente l’ampia offerta di tecnologia, dall’informatica all’evoluzione dei materiali: pietre e marmi che hanno acquistato leggerezza mantenendo lo stesso aspetto, piani artificiali di lavoro che non temono l’impatto con detersivi, acqua, fuoco, o alimenti. Il risultato di questo lungo percorso è Trail, il rinnovato progetto cucina che Varenna presenta a EuroCucina 2016: “È il frutto di molti anni di ricerca, un top di gamma complesso e al tempo stesso flessibile, versatile negli elementi che lo compongono. Con il gruppo Poliform e in particolare con Roberto Spinelli, dopo vent’anni di collaborazione, c’è feeling e quindi nascono idee comuni che poi sfociano in progetti, alcuni dei quali riguardano il futuro… ci sto già lavorando sopra. Con loro mi trovo bene e non avrebbe senso sovrapporre altri marchi legati all’ambiente cucina, perché dovrei immedesimarmi nel dna di una nuova azienda e, lavorando a 360 gradi sulla progettazione, nemmeno mi interessa”. Una parte di questa progettazione riguarda il contract, che sempre più richiede cucine per la vendita di appartamenti già arredati. “In quel caso è il prezzo a condizionare, ma si possono creare prodotti esclusivi ricorrendo a piccoli accorgimenti, con accostamenti cromatici o di materiali. Come quando si indossa un bell’abito…”
NELL’ERA DI MASTERCHEF…
“Per me la cucina è luogo vissuto, costituisce il centro della casa e delle relazioni sociali. È ritualità. Attorno al tavolo, punto nevralgico dell’ambiente, si consumano gli atti quotidiani della preparazione, del dialogo e del pasto. Il lavoro che svolgo fin dagli anni ‘70 in quest’ambito e dal 1986 insieme ad Arclinea si basa su una visione non semplicemente funzionale, semmai strumentale, ma soprattutto emozionale”. Antonio Citterio, nella sua carriera di designer e progettista, ha idealmente eliminato l’archetipo della base pensile, trasformando lo spazio in volume per poi andare oltre fino a moltiplicare gli spazi stessi, seguendo la trasformazione del concetto di cucina e dell’utilizzo che il fruitore ne fa. “L’innovazione tecnologica è relativa perché, guardando bene, dopo il microonde non c’è più stata alcuna rivoluzione che si sia realmente imposta nelle cucine domestiche. Nel frattempo, però, è tornato in auge il cibo, la gente prepara i piatti in maniera performante, compiendo azioni simili a quelle degli chef che sono diventati le nuove star, esattamente come 40 anni fa lo erano gli stilisti o come lo sarebbero poi diventati gli architetti…”. Questa tensione creativa, accompagnata dal superamento dell’idea di spazio clinico e nascosto per trasformarsi in baricentro, impone un accrescimento dimensionale. Oggi la cucina è più grande, acquista nuovi elementi, si sdoppia tra la parte legata alla presentazione dei cibi, quasi una show kitchen, e quella più nascosta della preparazione/lavaggio. Il futuro? “ho l’impressione che quest’ambiente sia destinato a rimanere lo spazio centrale della casa per almeno i prossimi dieci anni. Nei nuovi progetti di grattacieli residenziali che sto curando in Cina o a Miami, passiamo la maggior parte del tempo a discutere attorno alla cucina, da cui dipende la vendibilità stessa dell’appartamento. La zona living è diventata quasi secondaria”. Intanto, il viaggio di Citterio con Arclinea continua attraverso un nuovo progetto, Principia, che unisce un legno ruvido, di sapore antico, alle finiture di colorazione dell’acciaio inox attraverso il processo del Pvd (Phisical Vapour Deposition): un modo innovativo di utilizzare l’acciaio, quest’ultimo, che Arclinea ha approfondito e declinato in tonalità come bronzo, champagne e antracite, che applicato all’ambiente ne accentua il mood di food/living space.
di Andrea Guolo