A Déco Off, gli editori tessili per la casa rinnovano l’offerta puntando su stile e funzionalità dei materiali, ricette anticrisi per un settore che continua a soffrire. Dal 2009 a oggi in Italia sono scomparse oltre 350 aziende ma i big crescono.
I dati sono implacabili, ma vanno letti con attenzione. Negli ultimi sei anni in Italia, a crisi già esplosa, l’industria tessile per la casa ha perso 170 milioni di ricavi, scendendo da 1.147 a 976 milioni. La diminuzione è il risultato di un forte calo di player, mentre i ricavi medi per azienda sono sostanzialmente invariati: nello stesso periodo, infatti, hanno chiuso ben 356 realtà tessili, scese da 2.237 a 1.881, per un conto occupazionale ancor più drammatico considerando che gli addetti sono precipitati da ottomila a poco più di cinquemila. I dati certificano che la crisi dipende totalmente dal mercato interno. Considerando lo stesso periodo, dal 2009 al 2015, le esportazioni sono infatti aumentate da 298 a 383 milioni di euro. Mentre le nostre aziende tessili intensificavano l’export come unico percorso di crescita o sopravvivenza possibile, il mercato interno veniva sommerso di prodotto d’importazione, perlopiù cinese. L’home textile è pertanto caratterizzato da un saldo commerciale fortemente negativo, con i valori dell’import quasi doppi rispetto all’export. Come avvenuto in altri ambiti, la strategia centrale dei produttori italiani di tessuti si fonda sulla qualità, che non può comunque prescindere dall’innovazione stilistica e da una maggiore attenzione per il canale progettuale, stringendo relazioni con gli architetti ed entrando direttamente nel business del contract. Il successo di Déco Off, la rassegna che si tiene in gennaio a Parigi con inizio alla vigilia di Maison & Objet, dipende proprio dalla sua capacità d’attrazione verso il mondo dei designer e degli architetti. La location scelta per l’esposizione, non una fredda fiera ma gli showroom dislocati tra le più belle vie della rive gauche nel quartiere di Saint Germain, sicuramente contribuisce ad aumentare il richiamo, anche se il vero compito da superare è quello del rinnovamento dell’offerta. Oggi Déco Off costituisce probabilmente il momento più importante per la presentazione delle novità per l’home textile e anche alla settima edizione, che si è tenuta quest’anno dal 19 al 23 gennaio, gli editori tessili si sono spesi per intercettare il nuovo business.
SPAZIO ALLE NOVITÀ
Un esempio arriva da Rubelli, nome storico della tessitura veneziana, che a Déco Off ha presentato una collezione audace. L’azienda ha potenziato la gamma colori, rileggendo i propri classici in chiave contemporanea e accompagnando alle tonalità tradizionali delle nuove varianti, suscitando stupore e interesse tra i clienti. “Sarà un percorso destinato a proseguire negli anni successivi – sottolinea Marco Attisani, direttore commerciale – a testimonianza di una svolta per il brand Rubelli. Alla rilettura delle colorazioni dei nostri best seller si accompagna infatti un cambiamento tecnico importante, perché i telai attuali permettono di ottenere tessuti più resistenti all’usura nel tempo, utilizzabili non solo a fine decorativo ma anche come rivestimenti per imbottiti o altri mobili realizzati a livello industriale, offerti peraltro a costi più accessibili”. Tra gli articoli più apprezzati nello showroom di Dedar compaiono gli jacquard come Manifesto Futurista, con i suoi riflessi metallici e le forme geometriche d’ispirazione art deco, e A’ Contre Jour, twill di seta e cotone che rappresenta un paesaggio orientale visto in contro luce. “L’evento di Parigi – raccontano i proprietari dell’azienda di Appiano Gentile (Como), Caterina e Raffaele Fabrizio – è per noi un momento chiave dell’anno. Oltre a mettere in evidenza le tendenze della decorazione d’interni, coincide con il lancio della nostra nuova collezione che abbiamo presentato ai clienti più fedeli e al grande pubblico. Quest’anno, la varietà della proposta Dedar ha permesso a tutti di trovare il proprio colpo di fulmine”. La collezione Brochier edita da Clerici Tessuto, che nel 2007 acquisì marchio ed heritage dal gruppo tessile Ratti, prosegue il suo percorso verso un’immagine più semplice e fresca con l’applicazione di disegni floreali, tropicali e con un marcato utilizzo degli stampati, che incidono per oltre la metà dell’offerta complessiva. “Nelle ultime edizioni di Déco Off – sostiene il responsabile commerciale Davide Maspero – abbiamo notato un’offerta perfino eccessiva da parte dei gruppi leader del mondo tessile. Noi siamo editori di nicchia e cerchiamo pertanto di promuovere le nostre eccellenze, sviluppate da uno studio di design interno con notevole capacità creativa. I disegni sono tutti fatti a mano e completati all’interno del nostro studio artistico. Siamo soddisfatti. Parigi è importante perché in tale occasione riusciamo a incontrare tutti i nostri distributori internazionali, compresi quelli asiatici”. Nya Nordiska ha lanciato a Déco Off la collezione primaverile Streifzüge, termine tedesco che combina i significati di ‘esplorazione’ e ‘strisce’, mantenuto in lingua originale perché, ci spiega l’amministratore delegato dell’azienda Remo Rontgen, non esiste un modo altrettanto efficace per tradurre in inglese il concetto dell’esplorare le possibilità creative applicate alle stripes, che tradizionalmente identificano l’offerta della società tessile con sede a Dannenberg (Germania). “Il mondo del tessile – dichiara Rontgen – sta tornando a interpretare un ruolo da protagonista nell’industria degli interni. Il tessuto è al centro della scena decorativa e dell’arredo, passaggio essenziale per poter offrire una visione piena ed esteticamente corretta degli spazi domestici. Le funzioni dei tessuti, oltre alla parte legata agli aspetti del design, sono sempre più innovative a livello termico, acustico, protettivo ed energy saving”.
CRESCITA LIMITATA
In un contesto sempre più concorrenziale, i dati economici dichiarati dai gruppi tessili orientati alla qualità e all’innovazione appaiono superiori alla media, ma di certo quello degli editori non è un business da aumenti double digit. Dedar stima una chiusura in positivo rispetto ai 45 milioni di ricavi del 2015 e punta, nell’anno in corso, a progredire del 10%. La parte tessile di Rubelli, pur crescendo a ritmo inferiore se confrontato con la divisione mobili per la casa, archivia il 2016 con un +2,5% al netto del brand Donghia, per un totale di 43,3 milioni di euro su un totale consolidato di poco inferiore ai 90 milioni. “Per il 2017 – anticipa Attisani – la crescita del gruppo dovrebbe raggiungere il +7-8%, sostenuta da Rubelli Casa, mentre la parte tessile sarà conservativa”. Nya Nordiska sorvola sui dati ma il CEO del gruppo ammette: “Non è un segreto, il 2016 è stato un anno difficile. Confidiamo negli sviluppi avviati e il 2017 è iniziato bene grazie alla nuova collezione. Concentrandoci sul potere innovativo dei nuovi materiali tessili, ci aspettiamo un grande potenziale di crescita”. I dati del gruppo Clerici sono ben più interessanti, con un balzo anno su anno di circa il 10% e un turnover consolidato attorno ai 60 milioni di euro, ma la divisione home textile, dove opera anche attraverso il brand Luna Home, vale tra l’8 e il 10% e la collezione Brochier non va oltre il 3% del fatturato, essendo il core business legato ai tessuti per abbigliamento e accessori e a un servizio di prodotto finito.
IL FUTURO? USA E CONTRACT
Largo dunque alle strategie necessarie per impostare un futuro più solido. Dedar ha stabilito due linee di investimenti. “La prima – spiegano Caterina e Raffaele Fabrizio – riguarda uno sviluppo territoriale nel mercato statunitense, conseguenza del passo strategico di apertura di una filiale locale, Dedar Inc, effettuato nel 2015 per arrivare al potenziamento e all’ulteriore espansione di Dedar nel complesso panorama americano. La seconda riguarda il canale hospitality. Lo si evince chiaramente dalla notevole presenza nelle nuove collezioni dell’offerta di tessuti fire retardant e ignifughi, adatti a questo canale specifico, con il riadattamento di disegni iconici dell’azienda su filati dalle caratteristiche specifiche per il contract”. Anche Brochier, che dagli Usa già ottiene il 40% dei ricavi, vede nel mercato nordamericano il principale volano di crescita, ma non trascura l’Italia dove ha avviato una collaborazione con l’azienda inglese d’arredo bagno Victoria + Albert, presente con uno showroom in galleria Meravigli a Milano. “L’abbinamento è curioso – riconosce Maspero – ma ci sono delle compatibilità legate al fatto che i nostri partner non operano soltanto sul mondo bagno, avendo anche una divisione di elementi d’arredo. Inoltre, la presenza nel loro showroom ci apre nuove possibilità nel canale della progettazione”. Rubelli procede a tutto contract: “Si tratta del canale trainante – evidenzia Attisani – e non soltanto all’estero. Anche in Italia, specie nelle aree del sud che hanno beneficiato di finanziamenti a fondo perduto per le riqualificazioni alberghiere e turistiche, si stanno aprendo nuovi fronti di sviluppo. L’hospitality è in pieno fermento”. “L’arredamento in tessuto – conferma Rontgen di Nya Nordiska – sta diventando sempre più importante nell’architettura. Il nostro engagement in termini di responsabilità e sostenibilità è in crescita e siamo convinti che l’innovativo Climatex, che abbiamo definito il ‘tessuto intelligente’, avrà successo nell’ambito della progettazione”.
di Andrea Guolo