La società Musei Italiani, costituita 2 anni fa con l’obiettivo di riscoprire e valorizzare il patrimonio culturale del design italiano, pensa al futuro con nuovi progetti che puntano anche sulla didattica. “Sono convinto che questo sia il momento giusto per investire in cultura – dichiara a Pambianco Design Federico Bonadeo, CEO di Musei Italiani -. Il nostro Museo del Design si distingue per la capacità di raccontare la storia del contesto di ogni oggetto presente. Crediamo molto nell’utilità didattica della nostra proposta e auspichiamo un coinvolgimento sempre maggiore dei giovani, un loro avvicinamento alla creatività che intendiamo promuovere attraversi ‘educational‘ tenuti da professionisti”.
A sostegno della tesi di Bonadeo basta guardare all’estero, a Londra, ad esempio, è stato da poco inaugurato il più grande museo del design d’Europa, a Knightsbridge. A Hong Kong e a Singapore sono stati realizzati progetti simili. “C’è una consapevolezza internazionale verso l’importanza di investire in storia museale – prosegue il CEO – e noi, che siamo un po’ la culla di questa disciplina, dobbiamo spingere in questo senso”.
La prima sede del museo del design della società fu a Ravenna, all’interno di un palazzo storico risalente al 1986, grazie all’intuizione di un commerciante di mobili che si chiamava Raffaello Biagetti, il quale scelse curatori autorevoli che seppero valorizzarlo. Come Klaus Koenig, professore all’Università di Firenze nonché primo storico sul design che scrisse i primi libri sul settore, e seppe selezionare 100 pezzi rappresentativi dell’evoluzione storica dell’arredo contemporaneo dal 1880 al 1980. Si tratta di sedie, poltrone, lampade e qualche mobile.
Nell’aprile 2015 il museo è stato trasferito a Milano, capitale del design, in zona Navigli in collaborazione con Borsa Italiana che ha ospitato proprio nei suoi spazi un evento di lancio che ha visto la partecipazione di 10mila visitatori nei 5 giorni del Salone del Mobile. La sede è all’interno del polo universitario di Naba e della Domus Academy. Lo spostamento di sede ha visto anche la partecipazione di Faram, nota azienda di mobili trevigiana partner nel progetto.
“Abbiamo scelto Milano – prosegue Bonadeo – anche perché il museo, di 1.500 metri quadri, è un tributo alla città in quanto gran parte delle opere presenti portano la firma di grandi architetti e designer meneghini degli anni 40-50-60: da Caccia Dominioni a Bellini, da Giò Ponti a Gaetano Pesce e molti altri”.
“Abbiamo molti altri progetti pronti a partire – conclude Bonadeo -, la nostra intenzione è far crescere il museo e avvicinarlo al pubblico”.