Parte il restyling di via Gesù, la strada dedicata alla moda maschile. È frutto di una inedita collaborazione tra design e municipalità. Artemide ha sponsorizzato un nuovo impianto di illuminazione. ora si cercano altri sponsor per gli arredi urbani.
Via Gesù, cuore della Milano del Quadrilatero della moda. Quella che fu un tempo la strada del clero, dominata dal convento delle Monache del Gesù e trasformata poi nella Savile Row tutta italiana, il salotto buono dell’eleganza maschile sartoriale, si è conquistata il titolo di prima via milanese ad aver messo a frutto il principio di collaborazione tra pubblico e privato che le è valso un restyling completo. Dalla fine di gennaio, la strada dello shopping dell’uomo ha un nuovo impianto illuminotecnico donato da Artemide. Le lampade Nur by Ernesto Gismondi, progettate nella versione outdoor per la via, sono in grado di proiettare sulle facciate dei palazzi lame di luce di diversi colori, consentono la misurazione di differenti parametri di gestione e la connessione diretta con gli smartphone o i tablet dei passanti per scoprire le realtà commerciali presenti in loco e la storia della via e del quartiere. Per l’illuminazione urbana, insomma, una vera e propria rivoluzione.
Ma, come anticipato, la rivoluzione è a monte, nell’alleanza tra diversi attori (Associazione via Gesù e Fondazione Riccardo Catella in sinergia con il Comune di Milano e A2A) che promette di essere senza fini di lucro e con l’intento di rendere un servizio concreto alla città. Tutto nasce dal progetto Un vestito su misura per via Gesù. Si tratta del restyling di via Gesù promosso dall’associazione presieduta da Sciaké Bonadeo, affidato nella sua gestione operativa alla Fondazione Riccardo Catella e sviluppato dall’architetto Andreas Kipar dello studio Land (l’architetto partecipa al Comitato scientifico e alla Commissione di studio e lavoro della Fondazione). L’obiettivo è quello di rendere più bella, ma soprattutto più sicura una delle vie più importanti dello shopping di lusso milanese con interventi che vanno dalla nuova pavimentazione all’allargamento dei marciapiedi alla realizzazione di un sistema di illuminazione. Un progetto importante che deve far fronte anche al problema dei costi e alle tempistiche della burocrazia. A giugno 2016, l’associazione della via si era messa alla ricerca di un finanziatore in grado di mettere sul piatto un milione di euro: un’impresa non semplice che rischiava di rallentare ulteriormente l’iter. Da qui l’idea di ‘spacchettare’ il progetto suddividendolo in diverse tranche. “È stata la nostra carta vincente per uscire dall’empasse”, ha raccontato a Pambianco Design Alida Catella, vice presidente della Fondazione Riccardo Catella e CEO di Coima Image, società specializzata nella progettazione architettonica. Così, dopo la nuova pavimentazione, operata dal Comune di Milano quest’estate, ora è stata la volta dell’illuminazione ad opera di Artemide. Una novità per le istituzioni milanesi tanto che “abbiamo costituito un protocollo ad hoc nel caso di donazione di un impianto illuminotecnico per rendere in futuro più agevole disponibilità analoghe”, ha sottolineato a Pambianco Design Cristina Tajani, assessore alle Politiche del lavoro con delega per moda e design. La donazione delle lampade ‘intelligenti’ apre ora un nuovo interrogativo. Chi gestirà la parte informatica legata alle informazioni digitali che questi gioielli sono in grado di trasmettere ai device dei passanti?
“Siamo in contatto con il Comune per capire da chi e come verrà seguita questa parte importante”, ha precisato Catella. “È una novità per tutti, si tratta di andare avanti un passo alla volta”. Dopo la luce sarà la volta della sostituzione delle fioriere. “Stiamo cercando di capire se c’è la possibilità di inserire degli elementi che consentano di potersi fermare”, ha aggiunto. I tempi, in questo caso, non sono stati definiti perché tutto dipende anche dalla possibilità di trovare altri sponsor che vogliano replicare l’esempio di Artemide, facendosi carico del rinnovamento urbano. Alida Catella è fiduciosa. “C’è sempre molta difficoltà nel fundraising, soprattutto quando si arriva da tempi di crisi. Ma in giro c’è un nuovo illuminismo. Si respira una nuova voglia di collaborare a rendere ancora più bella Milano. Che ormai il place to be anche all’estero”.
di Milena Bello