“Il fatturato medio delle aziende italiane dell’arredamento – afferma Stefano Core, amministratore delegato di Driade – si aggira attorno ai 30 milioni di euro. Si tratta di imprese che non hanno ‘customer base‘ in quanto i clienti acquistano a distanza di anni, anche per la tipologia del prodotto. Bisogna trovare il modo di fidelizzare i clienti e portarli a nuovi acquisti. In questa situazione e con questi fatturati è difficile avere capitale da reinvestire, motivo per cui molte aziende puntano all’iper-produzione, illudendosi che una maggiore offerta di prodotti implichi un aumento di vendite e fatturati. Ma non è così. Questa logica è contraria al concetto stesso di lusso. L’obiettivo deve essere una ‘crescita garbata’ del 10% come dice l’imprenditore Brunello Cucinelli”.
“Le aziende devono tornare al loro ‘core business‘, che le ha rese forti in passato anziché dare in outsourcing ed esternalizzare all’estero per aumentare i guadagni. In questo modo non si fa altro che commercializzare il concetto di design e non è la soluzione giusta. Il design è e deve restare il fattore di unicità del settore”.
Il mercato del design nel suo complesso ha raggiunto quota 90 miliardi di euro nel 2014 (360 mld considerando l’intero mercato unbranded per la casa), il segmento Core Design (design di alta gamma) si è avvicinato ai livelli pre-crisi 2008/2009 e ha un valore di 29 miliardi mentre il segmento Pure Design (altissima gamma) vale circa 18 miliardi. Questi i dati emersi dalla ricerca presentata in occasione del convegno Altagamma Design Day.
La ripresa, prosegue lo studio, è trainata dal rimbalzo del mercato americano (+6% nel 2014), dalla sostanziale stabilità di quello europeo (+1%), dalla crescita dei paesi emergenti (+6/7%) e dal crescente ruolo del segmento contract (+15%). L’illuminazione è la categoria più reattiva post crisi (+5% dal 2009 al 2014), trainata dall’innovazione tecnologica del Led, seguita dalla buona performance della zona giorno e notte (+$% 2009-2014).
I livelli di profittabilità del settore sono più contenuti (8% per il segmento Core, 9% per il segmento Pure) rispetto ad altre industrie high-end (quali ad esempio i Personal Luxury Goods 15-20%).