Rubelli ha investito tre milioni di euro nella produzione tessile made in Italy. “Vogliamo superare noi stessi – racconta l’AD Andrea Favaretto Rubelli – e con la tecnologia otterremo più efficienza”.
Rubelli ha posto le basi del suo futuro investendo nel made in Italy. Lo ha fatto nello storico distretto serico comasco, con l’inaugurazione avvenuta a dicembre di una sala telai da duemila metri nella tessitura acquisita a Cucciago. Lo ha fatto perché, racconta l’AD Andrea Favaretto Rubelli, il mercato pone nuove sfide e il gruppo veneziano, leader nella produzione e ideazione di tessuti per la casa, è pronto a coglierle. “Attraverso l’investimento in nuove tecnologie, vogliamo superare noi stessi. Come qualità siamo quasi al massimo, avendo raggiunto una media del 99,5% di produzioni di prima scelta, ma non ci accontentiamo e puntiamo al 99,9 percento. Ad ogni modo, il principale obiettivo di questa operazione da tre milioni di euro è la ricerca di efficienza”. In un mondo dove conta sempre più la flessibilità delle produzioni, necessaria per soddisfare le esigenze del canale contract, che richiede grandi volumi in tempi rapidi, e del retail che si basa su piccole quantità velocemente rinnovabili per incentivare i consumi dei clienti finali, Rubelli si è attrezzata per ottenere questa flessibilità a costi uguali o inferiori agli attuali. “La vita media delle collezioni è sempre più breve. Ora siamo in grado di creare novità nell’arco di poche settimane, partendo da zero e riducendo gli stock che finirebbero per diventare insostenibili in termini economici”, sottolinea Favaretto Rubelli.
L’espansione è avvenuta con l’acquisizione dell’unico terreno disponibile e adiacente alla tessitura di Cucciago, ampliata e dotata di macchinari di ultima generazione. I lavori si sono sviluppati in due fasi. Una volta edificata la nuova parte, i macchinari sono stati trasferiti liberando la vecchia fabbrica e sottoponendola a un delicato intervento di restauro, completato a fine anno. L’inserimento dei nuovi impianti e la realizzazione di una piattaforma di cemento galleggiante da 40 centimetri di spessore, posto su una pavimentazione morbida, offrono ora a Rubelli la possibilità di sfruttare i telai al massimo, senza problemi di stabilità. “Abbiamo già riscontrato un miglioramento dell’efficienza”, sottolinea l’AD della società che opera nel mercato con i marchi Rubelli Venezia per i tessuti, Rubelli Casa, Dominique Kieffer by Rubelli, Donghia e con la la licenza Armani Casa Exclusive Textiles by Rubelli. La flessibilità ottenuta permetterà al gruppo di cogliere nuove opportunità. Un esempio arriva dalla moda, dove tutto è diventato più veloce e i brand, per mantenere l’appeal, sono costretti a rivedere i layout dei negozi, riprogettando gli interni a partire dalla scelta dei tessuti d’arredo. “Lo store planning del fashion corre alla velocità della luce. Si tratta di una nicchia, in forte espansione, e aver investito nella nuova fabbrica ci aiuterà ad entrare in questa ed altre nicchie”, afferma l’imprenditore. In termini strategici, il gruppo conferma il proprio legame con il made in Italy, realizzato per l’80% all’interno nella divisione tessile dove convivono soluzioni all’avanguardia con telai Jaquard di epoca ottocentesca, e la volontà di operare anche nella produzione di mobili con i marchi Donghia, ideato e prodotto negli Usa, e Rubelli Casa. Quest’ultimo è stato esposto per la prima volta all’ultimo Salone del Mobile con un catalogo completamente rinnovato.
“Rubelli Casa è una start up importante, perché ci permette di entrare nelle case con il nostro nome e perché, dopo i 12 anni di esperienza nell’arredo con Donghia, sentivamo la necessità di presentarci al mercato con qualità italiana e con un tocco di venezianità. Affermarsi nel prodotto finito non sarà facile, trattandosi di un mercato saturo, ma è la strada giusta per crescere nel mondo della casa e anche in quello non residenziale che tra hotel, navi da crociera, teatri ed altri edifici pubblici, già oggi genera il 40% dei nostri ricavi”. Come sarà Rubelli tra dieci anni? Andrea Favaretto Rubelli la immagina come una società all’avanguardia, snella, piccola e al tempo stesso complessa, in grado di intercettare le occasioni e capace di rinunciare al business non più strategico. Soprattutto, la immagina protagonista del mercato. “Siamo una realtà unica nel nostro settore, per presenza internazionale e per la nostra doppia identità di editore e produttore tessile. Partendo da questa unicità, apriamo strade nuove e cambiamo pelle, ma siamo sempre noi, siamo sempre Rubelli. Mio padre ama dire che il nostro principale concorrente, negli ultimi sessant’anni, ha cambiato quattro o cinque nomi, e ogni volta si è dovuto confrontare con noi”.
di Andrea Guolo