Arper prepara il raddoppio dello stabilimento americano. L’azienda presieduta e amministrata da Claudio Feltrin, forte di un +6,4% stimato nelle vendite dell’esercizio 2016 chiuso a 71,8 milioni di euro e salita in venticinquesima posizione tra le aziende dell’arredo italiano (contrariamente a quanto riportato nello studio pubblicato sull’ultimo numero di Pambianco Design, dove Arper non era stata erroneamente inserita, ndr), lancia un piano per aumentare le dimensioni della sua factory statunitense, aperta nel 2015 a High Point e cresciuta al punto da richiedere ora un ampliamento necessario per gestire le operazioni logistiche e la produzione di sedute e tavoli destinati alla vendita in nord America.
“È una piccola Arper – sottolinea Feltrin – e al completamento dei lavori avremo a disposizione ottomila metri di superficie”. L’investimento mette in ogni caso al riparo l’azienda veneta dal rischio di applicazione di dazi, essendo la produzione locale made in Usa, e offre più opportunità di crescita in un mercato chiave dell’export.
Il Salone del Mobile è stato l’occasione per esporre le novità in uno stand anch’esso rinnovato e progettato dallo studio di architettura Maio, con sede a Barcellona, fondato da Maria Charneco, Alfredo Lérida, Guillermo López e Anna Puigjaner e incaricato anche della progettazione del secondo spazio espositivo di Workplace 3.0/Salone Ufficio, con il contributo della designer Jeannette Altherr e dello stylist Studio Bakker. Uno sforzo importante, ma che Feltrin ritiene “necessario” per trasmettere alla clientela il lavoro in atto, legato non solo all’inserimento di nuovi prodotti, ma anche del livello raggiunto da Arper in termini di servizio alla clientela, composta da retailer per il canale wholesale e architetti per il mondo contract. “L’asticella si è alzata. Fare un buon prodotto non è più sufficiente, oggi il mercato chiede garanzie e capacità nel risolvere i problemi. Gli studi di architettura iniziano a considerare il prodotto soltanto se l’azienda con cui intendono lavorare ha superato un check molto attento in termini di certificazioni, efficienza e presenza distributiva nelle aree strategiche mondiali”, evidenzia l’imprenditore.
Arper intanto porta avanti un programma di sviluppo dei sistemi per la fonoassorbenza, legati al suo sviluppo nel business dell’ufficio, ma non intende espandersi in altri ambienti che non siano quelli delle aree living e workplace. “Tavoli e sedute sono i nostri core business. Non abbiamo interesse nell’entrare in ambiti che comporterebbero criticità in fase di montaggio, poiché in alcuni mercati esteri manca quella manualità che contraddistingue il saper fare italiano. Come Federlegno-Arredo (Feltrin è stato recentemente eletto alla presidenza di Assarredo, ndr), stiamo lavorando proprio per mettere in condizione quelle piccole aziende che avrebbero prodotti idonei per crescere nei mercati più lontani ma sono prive di strutture organizzative in grado di risolvere questo ed altri problemi”. L’innovazione è al centro delle attenzioni di Arper: “Parentesit, il nostro sistema fonoassorbente, apporta design in un prodotto che generalmente è molto tecnico, aggiungendo funzionalità innovative, come la luce e il suono integrati”, conclude Feltrin.